di Patrizia Orofino
Un malinteso, sarebbe alla base dell’aggressione subita dalla pediatra in servizio presso l’ospedale di Biancavilla in provincia di Catania giorni orsono. La donna accusata di aggressione, interruzione di pubblico servizio e danneggiamenti in questo momento si trova ai domiciliari con l’obbligo di utilizzo del braccialetto elettronico, è stata ascoltata dai Carabinieri per ricostruire la vicenda. I militari hanno capito che, la notifica che la donna ricevette dalle autorità, per constatare i requisiti genitoriali, ha innescato un caos psicologico, facendo scatenare la furia della mamma dei due piccoli che, vennero visitati mesi fa, presso il nosocomio e che secondo lei avrebbe portato alla segnalazione che ha portato all’avviso di controlli su di lei. Le indagini per far luce, sono ancora in corso, la questione, è sempre la stessa: un medico, è stato aggredito sul posto di lavoro, reazione indegna di una società civile. Contemporaneamente a questo caso di cronaca, oggi è stata emessa una sentenza a favore di un medico, aggredito più di un anno fa, presso un ospedale milanese; l’aggressore, è stato condannato ad un anno di reclusione e 40 mila euro di risarcimento danni, più le spese processuali. Le autorità proseguiranno su questa strada, sperando di contrastare il fenomeno della violenza ospedaliera da nord a sud del nostro paese. Chi si permette di oltrepassare la dignità di un lavoratore, in questo caso con il camice bianco che, svolge la sua funzione, nel rispetto delle regole e della collettività, commette reato penale, quindi, senza se e senza ma, insieme ad altre norme da rivedere ed includere, nel sistema giudiziario italiano, quella della tutela degli operatori sanitari, è prioritaria.