Il cambiamento climatico interessa i paesi di tutti i continenti. Esso sta sconvolgendo le economie nazionali, con costi alti per persone, comunità e paesi. Le persone più povere e vulnerabili sono le più esposte. È una questione che richiede soluzioni coordinate a livello internazionale e cooperazione al fine di aiutare i Paesi in via di sviluppo a muoversi verso un’economia a bassa emissione di carbonio
di Gianni De Iuliis
L’obiettivo n. 13 dichiara che entro il 2030 si devono adottare misure urgenti per contrastare il cambiamento climatico e i suoi impatti regolando le emissioni e promuovendo gli sviluppi nell’energia rinnovabile.
Il cambiamento climatico interessa i paesi di tutti i continenti. Esso sta sconvolgendo le economie nazionali, con costi alti per persone, comunità e paesi. Le persone più povere e vulnerabili sono le più esposte. È una questione che richiede soluzioni coordinate a livello internazionale e cooperazione al fine di aiutare i Paesi in via di sviluppo a muoversi verso un’economia a bassa emissione di carbonio.
Dal 1880 al 2012 la temperatura media globale è aumentata di circa 0,85°C. Tra il 1981 e il 2000, a causa del clima più caldo, la produzione di mais, di grano e di altre coltivazioni principali è diminuita in maniera significativa a livello globale di 40 milioni di tonnellate all’anno. Gli oceani si sono riscaldati, la neve e il ghiaccio sono diminuiti e il livello del mare si è alzato. Dal 1901 al 2010 il livello globale medio dei mari si è alzato di 19 cm. Si presenta per tutti un unico scenario: date le attuali concentrazioni e le continue emissioni di gas serra, è molto probabile che entro la fine di questo secolo, l’aumento della temperatura globale supererà 1,5°C rispetto al periodo dal 1850 al 1990. Gli oceani si riscalderanno e i ghiacci continueranno a sciogliersi. Si prevede che l’aumento medio del livello del mare raggiunga i 24-30 cm entro il 2065 e i 40-63 cm entro il 2100. Molti aspetti del cambiamento climatico persisteranno per molti secoli anche se non vi saranno emissioni di CO2. Dal 1990 le emissioni globali di diossido di carbonio (CO2) sono aumentate del 50% circa.
Analizziamo come si sostanzia il goal n. 13 indicandone alcuni sub-obiettivi.
Entro il 2030 rafforzare in tutti i paesi la capacità di ripresa e di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali; integrare le misure di cambiamento climatico nelle politiche, strategie e pianificazione nazionali; migliorare l’istruzione, la sensibilizzazione e la capacità umana e istituzionale per quanto riguarda la mitigazione del cambiamento climatico, l’adattamento, la riduzione dell’impatto e l’allerta tempestiva; rendere effettivo l’impegno assunto dai partiti dei paesi sviluppati verso la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, che prevede la mobilizzazione di 100 miliardi di dollari all’anno, provenienti da tutti i paesi aderenti all’impegno preso, da indirizzare ai bisogni dei paesi in via di sviluppo; promuovere meccanismi per aumentare la capacità effettiva di pianificazione e gestione di interventi inerenti al cambiamento climatico nei paesi meno sviluppati, nei piccoli stati insulari in via di sviluppo, con particolare attenzione a donne e giovani e alle comunità locali e marginali.
Per quanto concerne il contesto italiano, il Rapporto ASviS evidenzia gli impegni assunti per contrastare il surriscaldamento globale e raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030. Verso la fine del 2019 si è intensificata l’attenzione delle istituzioni sul tema della crisi climatica. La Camera dei deputati italiana approvava una mozione per impegnare il Governo nazionale ad adottare normative per riconoscere lo stato di emergenza ambientale e climatica. Ciononostante, la distanza tra le enunciazioni di principio e le azioni concrete resta ampia. Ad esempio, il Decreto clima del 14 ottobre 2019, poi convertito in legge, aveva previsto l’adozione, entro 90 giorni, di un programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria. Invece a oggi il programma non è stato ancora definito, anche se è stato riconosciuto lo stato di emergenza e istituito un tavolo permanente interministeriale presso il ministero dell’Ambiente. Nel 2020, a causa dell’interruzione di parte delle attività produttive durante il lockdown e della recessione economica, si sta assistendo a una forte riduzione delle emissioni di CO2 (-7,5% secondo le stime dell’Ispra), che dovrebbe portare a un temporaneo miglioramento dell’indicatore.
Chiudiamo con le proposte dell’ASviS su “Lotta contro il cambiamento climatico”.
«L’Italia deve realizzare un cambiamento significativo, se vuole avanzare nel processo di transizione energetica concordata a livello internazionale. È fondamentale che il “Piano per la ripresa e la resilienza” sia orientato a un forte aumento degli investimenti a favore della transizione energetica; è necessario fissare target più ambiziosi per il taglio delle emissioni al 2030, approvando la riduzione di almeno il 55% delle emissioni di gas climalteranti rispetto ai livelli del 1990. In vista di una tale approvazione, il Governo deve urgentemente assumere tre iniziative di carattere strategico: 1) riscrivere il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), adeguandolo alle misure e agli impegni previsti dalla Roadmap 2050 del Green deal; 2) rendere coerente la Legge sul clima italiana con il regolamento europeo nella quale si prevede che la decarbonizzazione al 2050 sia legalmente vincolante per tutti gli Stati membri, dotandola di strumenti attuativi e finanziari all’altezza degli obiettivi; 3) approvare rapidamente un “Piano di adattamento ai cambiamenti climatici” rafforzato dagli orientamenti del Green Deal europeo».