La campagna “L’istruzione non può attendere” è partita oggi, in coincidenza con il ritorno al potere dei talebani, non riconosciuti dalla comunità internazionale. La campagna, che ha lanciato l’hashtag #AfghanGirlsVoices, vuole dare voce alle giovani afghane e allo stesso tempo rilanciare il diritto a livello mondiale all’accesso all’istruzione. L’Onu ha messo in rete immagini e storie di ragazze, che chiedono “parità di diritti con i fratelli”, la possibilità di studiare, ma che promettono anche di “non arrendersi”.
“Il coraggio di queste ragazze – commenta Faruqi – mi dà la forza di usare la mia voce per amplificare la loro voce nel mondo”. “La situazione – continua – sta costando molto in termine di salute mentale. Il tasso di suicidi è schizzato verso l’alto negli ultimi due anni. Spero che il prossimo anno si possa celebrare la libertà, invece di segnare un altro anno di sofferenza”. Faruqi fa parte parte con altri nove connazionali di un team specializzato in robotica chiamato “The Afghan Dreamers”, le sognatrici afghane, ma tecnicamente il nome è Afghan Girls Robotic Team.
Lei è la “capitana”: la squadra, fondata nel 2017, era inizialmente formata da ragazze tra i 12 e i 18 anni. Hanno tentato di lasciare l’Afghanistan, ci sono riuscite, prima andando in Qatar, poi raggiungendo gli Stati Uniti, dove stanno sviluppando studi di robotica. Dopo aver terminato gli studi secondari in Qatar, Faruqi è approdata alla facoltà di ingegneria meccanica dell’Università di Sacramento, in California, grazie a una borsa di studi del Qatari Development Fund. “Questa campagna – spiega – mira ad attirare l’attenzione del mondo sulle ragazze afghane e sui temi dell’istruzione scolastica, qualcosa che l’Afghanistan sembra aver dimenticato”.
Dal divieto di accesso scolastico a quello della vita pubblica, il regime talebano ha ostacolato il riconoscimento da parte della comunità internazionale e finito per danneggiare la possibile rinascita di Kabul, la capitale. Nel settembre 2021, un mese dopo il ritorno dei talebani al potere, è stato vietato l’accesso alle ragazze all’istruzione secondaria; un anno dopo, a dicembre, è scattato quello all’università. Le ragazze non possono frequentare spazi pubblici: non solo scuole, ma arene sportive, parchi e giardini.
“Abbiamo – confessa Faruqi – solo il diritto di restare a casa”, a meno che non vengano accompagnate dai genitori, dai fratelli o mariti. La campagna di sensibilizzazione andrà avanti sui social fino a settembre. Le Nazioni Unite sperano di diffondere una presa di coscienza nell’opinione pubblica mondiale, e che poi trovi voce concreta in occasione dell’Assemblea generale in programma al Palazzo di Vetro, a New York, dal 18 settembre. (AGI)
NWY/SCA
“Il coraggio di queste ragazze – commenta Faruqi – mi dà la forza di usare la mia voce per amplificare la loro voce nel mondo”. “La situazione – continua – sta costando molto in termine di salute mentale. Il tasso di suicidi è schizzato verso l’alto negli ultimi due anni. Spero che il prossimo anno si possa celebrare la libertà, invece di segnare un altro anno di sofferenza”. Faruqi fa parte parte con altri nove connazionali di un team specializzato in robotica chiamato “The Afghan Dreamers”, le sognatrici afghane, ma tecnicamente il nome è Afghan Girls Robotic Team.
Lei è la “capitana”: la squadra, fondata nel 2017, era inizialmente formata da ragazze tra i 12 e i 18 anni. Hanno tentato di lasciare l’Afghanistan, ci sono riuscite, prima andando in Qatar, poi raggiungendo gli Stati Uniti, dove stanno sviluppando studi di robotica. Dopo aver terminato gli studi secondari in Qatar, Faruqi è approdata alla facoltà di ingegneria meccanica dell’Università di Sacramento, in California, grazie a una borsa di studi del Qatari Development Fund. “Questa campagna – spiega – mira ad attirare l’attenzione del mondo sulle ragazze afghane e sui temi dell’istruzione scolastica, qualcosa che l’Afghanistan sembra aver dimenticato”.
Dal divieto di accesso scolastico a quello della vita pubblica, il regime talebano ha ostacolato il riconoscimento da parte della comunità internazionale e finito per danneggiare la possibile rinascita di Kabul, la capitale. Nel settembre 2021, un mese dopo il ritorno dei talebani al potere, è stato vietato l’accesso alle ragazze all’istruzione secondaria; un anno dopo, a dicembre, è scattato quello all’università. Le ragazze non possono frequentare spazi pubblici: non solo scuole, ma arene sportive, parchi e giardini.
“Abbiamo – confessa Faruqi – solo il diritto di restare a casa”, a meno che non vengano accompagnate dai genitori, dai fratelli o mariti. La campagna di sensibilizzazione andrà avanti sui social fino a settembre. Le Nazioni Unite sperano di diffondere una presa di coscienza nell’opinione pubblica mondiale, e che poi trovi voce concreta in occasione dell’Assemblea generale in programma al Palazzo di Vetro, a New York, dal 18 settembre. (AGI)
NWY/SCA