Affitti brevi: ProLocaTur, nessun Far West,siamo a evasione zero


Sono le locazioni turistiche e le case-vacanze l’ultimo trend del turismo nostrano. Lo confermano i dati che mostrano un aumento a due cifre registrato l’anno scorso, di pari passo con il boom dei visitatori nelle città d’arte e nei centri di villeggiatura. Per rispondere al numero crescente di richieste di ospitalità, sono molti gli italiani che aprono la porta di casa a ospiti italiani e stranieri e che diventano imprenditori di se stessi. La maggior parte si rivolge ai portali di intermediazione on-line, Airbnb e Booking in primis, o semplicemente si fanno pubblicità attraverso il passa parola. E di locazioni brevi e di case vacanze si è occupata anche la manovra di bilancio, che aspetta ora il via libera definitivo della Camera: molte sono le novità, tra cui l’aumento della cedolare secca dal 21 al 26% per chi mette a disposizione più di una casa per finalità turistiche. Una misura molto discussa e che è stata oggetto di un ampio dibattito non solo in sede parlamentare ma anche all’interno della maggioranza di governo. Dario Pileri, presidente dei Pro.Loca.Tur, l’associazione per la tutela dei diritti dei proprietari che fanno locazione breve, è stato in Italia uno dei primi ‘host’, come si chiamano sui portali gli operatori di affitti brevi, e spiega all’AGI le novità che partiranno dal 2024.
– Come giudica l’aumento della cedolare secca del 26% a chi ha più di una casa in affitto?
“Un aumento del tutto illogico ed ingiustificato. Illogico perché come scritto nella stessa relazione tecnica alla Manovra il gettito ipotizzato, fra l’altro prima di escludere dall’aumento la prima casa affittata, è irrisorio. Mi sembra quindi ingiustificato anche perché colpisce una situazione positiva in senso ampio. L’ospitalità in casa genera molti effetti positivi: risponde ad una domanda in crescita di questo tipo di sistemazione, aiuta ad accogliere in momenti di picco generati da grandi eventi, impegna molto donne e giovani alla prima occupazione, permette di mantenere le case in buono stato e aiuta le famiglia a fronteggiare i maggiori costi da inflazione. Mi viene da pensare che sia stato un enorme regalo elettorale ad una categoria antagonista che invece che guardare al Turismo in generale vorrebbe soltanto continuare a sfruttare la propria rendita di posizione”.
La manovra porterà anche l’anticipo da parte di Booking e Airbnb del 21% dal valore delle prenotazioni come anticipo sulle tasse del proprietario. Ci spiega come funzionera’ questo meccanismo?
“Accogliamo con favore ogni tipo di semplificazione. I principali siti di prenotazione, manca solo Expedia, finalmente si adegueranno alla normativa italiana e raccoglieranno e riverseranno allo Stato il 21% del valore della prenotazione a titolo di anticipo sulle tasse del proprietario. Il proprietario poi in sede di dichiarazione potrà usare questo credito e a seconda della tipologia di tassazione scelta potrà essere a posto così, oppure dovrà integrare il 5% sulle case locate ai turisti successive alla prima, oppure applicherà l’aliquota irpef prevista per il suo scaglione. Di contro però vorremmo che finalmente si smettesse di parlare di Far West perché l’ospitalità in casa diventerà dal 1 Gennaio un settore ad evasione zero con tasse versate addirittura in anticipo rispetto ad ora. Peraltro le prenotazioni che avvengono tramite portali sono tutte pagate dagli affittuari con pagamenti elettronici tracciati e non è assolutamente previsto l’utilizzo del contante. Non solo, nelle principali città turistiche italiane (Roma, Firenze, Torino, Milano, Napoli, Palermo e molte altre) il portale Airbnb riscuote e riversa anche l’imposta di soggiorno, garantendo anche in questo ambito evasione pari a zero”.
– In cifre, qual e’ il maggior costo che si troveranno a fronteggiare gli affittuari?
“I proprietari avranno un problema di liquidità cioè riceveranno meno soldi dalle prenotazioni e non potranno impegnare temporaneamente la liquidità delle tasse in altre spese come erano abituati a fare. Per gli affittuari non prevedo particolari aumenti dei costi perché, anche se la narrazione degli albergatori dice il contrario, la maggior parte dei proprietari è in regola e versa le tasse dovute. Certo c’è sempre il rischio di aumenti come quelli dell’energia elettrica e del gas. E poi chi ha più di una casa in locazione, dovrà pagare la cedolare secca piu’ alta”. In un paese dove l’evasione fiscale ammonta a ben oltre 100 miliardi l’anno, qual era secondo lei la soluzione ideale per far emergere il nero in questo particolare settore?
“Ci vorrebbe un accordo dello Stato con tutti i portali di prenotazione affinché pubblichino solo annunci completi di un codice unico nazionale, cosa ben diversa dal CIN appena introdotto dal Ministero del Turismo. La norma appena approvata infatti non prevede un vero codice nazionale ma una ricodificazione di codici regionali e addirittura locali. Questo aggiornamento dovrà essere fatto dalle Regioni aggiungendo un prefisso fornito dal Ministero ai codici esistenti, e diversi per ogni Regione, con delle tempistiche molto strette e difficilissime da rispettare. Mi aspettavo infatti molta più contrarietà a livello regionale ma prendo atto che tutto tace e spero di sbagliarmi. La stessa norma che introduce il CIN prevede che i controlli siano effettuati dalla Polizia Municipale a parità di risorse economiche e di personale quindi significa neppure un controllo in più, per questo dico che la prima cosa da fare era collaborare con le piattaforme affinché facessero loro a monte un controllo sugli annunci pubblicati. Inoltre per combattere l’abusivismo sarebbe necessario semplificare con la comunicazione unica. Immagino un unico portale nazionale dove registrarsi per comunicare che si intende mettere a disposizione la propria abitazione per affitti turistici. Attraverso questo sito, accessibile alle varie amministrazioni, si dovrebbero anche comunicare i dati degli ospiti invece di obbligare, come succede oggi, i proprietari ad inserire gli stessi dati su almeno 3 siti diversi”.
– A New York ad esempio, così come a Londra, le case-vacanze sono ormai prese di mira perché ‘colpevoli’ di aver desertificato i centri storici. Secondo lei, anche in Italia succederà così?
“Quello che sta avvenendo a New York, e che gli albergatori e alcuni amministratori locali vorrebbero accadesse in maniera miope anche qui, è che il blocco dell’ospitalità in casa sta producendo dei prezzi altissimi per gli hotel e la difficoltà di soddisfare la domanda nei momenti di picco. Questo significa perdere occasioni nei confronti dei nostri concorrenti europei, ad esempio rinunciando ai soggiorni delle famiglie da 4 persone e dei gruppi che potrebbero trovare scomodo dormire in hotel e non credo sia una scelta intelligente e lungimirante nell’interesse del Turismo e del suo ampissimo indotto e di tutti i lavoratori impiegati nelle attività complementari al soggiorno. Per quanto riguarda i centri storici ribadisco che le serie storiche delle statistiche sui residenti di tutti i comuni parlano di uno spopolamento iniziato decenni prima dell’arrivo delle piattaforme degli affitti brevi. I centri storici sono bellissimi ma non rispondono alle esigenze del mondo moderno e delle nuove famiglie. Gli appartamenti situati nelle zone storiche e più antiche delle nostre città non hanno ascensori, non hanno parcheggi, hanno ampie zone pedonali, non hanno spazi all’esterno, non sono efficienti dal punto di vista energetico e costano molto più cari di appartamenti in altre zone”. (AGI)