Addio al Green pass dal 1 aprile? Le Regioni frenano, gli esperti si dividono


AGI – Green pass sì o no? Il “passaporto verde” che consente a vaccinati, tamponati e guariti (e nel caso del Green pass esteso, solo a vaccinati e guariti) di accedere a quasi tutti i servizi, dai ristoranti al cinema, ma anche al lavoro, “scade” il 31 marzo, e intorno alla sua eventuale proroga si è scatenata la battaglia politica.

Ieri il subemendamento di Fdi per sospendere il pass dal primo aprile, votato anche dalla Lega e poi respinto, ha creato tensioni nel Governo, mentre le Regioni, per bocca del presidente della Conferenza Massimiliano Fedriga, sono più prudenti. “Nessuno è innamorato del green pass a prescindere, nè il presidente del Consiglio Draghi, nè le Regioni”, ha detto ieri. “Pensiamo che il green pass, se la situazione continuerà a migliorare, potrà essere superato”. Non c’è una data certa dunque, tantomeno il 31 marzo: “Il green pass è uno strumento provvisorio. Prima lo togliamo e prima siamo tutti contenti. è chiaro che se la situazione migliorerà, nessuno metterà i bastoni fra le ruote per farlo”.

Sulla stessa linea il governatore ligure Giovanni Toti, secondo cui l’abolizione del green pass è nelle cose, ma non subito: “è giusto far finire finire il Green pass quando la pandemia, i numeri, i comitati scientifici ci diranno che il pericolo è finito. Certamente non può essere una misura permanente – osserva Toti – tanto certamente non farei la corsa al giorno o alla settimana prima o dopo”. Prudente sul quando anche il presidente lombardo Attilio Fontana: “Non credo che sia una questione di data, magari anche prima e magari un pò dopo.

L’importante è che ci siano le condizioni. Le cose stanno andando oggettivamente bene. Quindi credo che possiamo tranquillamente guardare al futuro con ottimismo”. Sul tema gli esperti sono divisi, anche se in maggioranza frenano su una cancellazione immediata, sposando un approccio più graduale.

Secondo Fabrizio Pregliasco, intervistato dalla Stampa, “L’estate magari sarà tranquilla, ma l’inverno prossimo sarà certamente a rischio. Il Green pass non deve durare per sempre, ma almeno fino a giugno sì. Poi si vedrà in base all’andamento epidemiologico”. 

Fermamente contrario a un’abolizione già dal primo aprile e Massimo Galli, secondo cui la misura ha funzionato sia in termini di prevenzione dei contagi che di incentivo alla vaccinazione, ed abolirlo è paragonato addirittura al condono: “E’ un pò la storia di tutti quelli che pagano le tasse puntualmente e poi si ritrovano un condono fiscale. Qui è un pò peggio, è un condono che pesa sulla salute degli altri”.

Il più radicale è Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Speranza: per lui il certificato verde dovrebbe rimanere in vigore “almeno per tutto il 2022”. Di diverso avviso Matteo Bassetti, interpellato dall’AGI: “Secondo me il certificato verde oggi non ha oggi più senso, aveva un significato ben preciso: far vaccinare le persone, ma oggi con oltre il 90% di popolazione protetta, o da vaccinazione o da malattia, ha esaurito il suo compito”. Tanto più che “al 31 marzo avremo il 95% di protetti, a mio parere tenere il Green pass, oltre quella data, per far vaccinare il 5% mancante è un gioco che non vale la candela”.

Probabilmente l’approccio del Governo sarà invece graduale: tenere in vigore il green pass anche dopo il 31 marzo ma eliminare progressivamente le attività per le quali è obbligatorio. Quelle che si svolgono all’aperto, gli sport di gruppo esterni, i tavoli fuori di bar e ristoranti.

A “resistere” per ultimo sarebbe l’obbligo di certificato verde al lavoro: quello rafforzato è obbligatorio fino al 15 giugno per gli over 50, e dopo quella data potrebbe essere messa la parola fine alla storia del Green pass, normale e “super”. Ovviamente, circolazione virale permettendo.

Source: agi