Addio a Quino, il papà di Mafalda


AGI – È morto a 88 anni Joaquin Salvador Lavado, in arte Quino, il celebre fumettista argentino creatore delle striscie di Mafalda. Lo hanno riferito all’agenzia Efe fonti vicine alla famiglia. Quino è morto a Mendoza, la sua città natale, dove si era ritirato nel 2017, dopo aver lasciato Buenos Aires in seguito alla morte della moglie. Il fumettista soffriva da anni di problemi di salute ma aveva continuato a seguire mostre e omaggi dedicati alla sua opera.

Figlio di immigrati spagnoli, di fede repubblicana e anticlericale, Quino era già chiamato così in famiglia per distinguerlo dallo zio Joaquin Tejon, pittore e grafico che gli insegnò i rudimenti del mestiere, che consentiranno al giovane artista di pubblicare le prime vignette satiriche nel 1954, all’età di 22 anni, sul settimanale ‘Esto Es’. I suoi lavori riscuotono subito successo e vengono ospitati da numerosi periodici. Quino riesce quindi presto a fare della sua passione un mestiere e nel 1960 si sposa con Alicia Colombo.

Nascita di un’icona della contestazione

Due anni dopo un’azienda di elettrodomestici gli commissiona una striscia a fumetti da utilizzare per una campagna pubblicitaria. I requisiti sono i seguenti: deve essere nello stile di Charlie Brown e deve avere come protagonista una famiglia i cui nomi iniziano con la lettera M, la stessa del committente, la Mansfield. Non se ne sarebbe fatto niente. Il direttore del settimanale Primera Plana, Julian Delgado, vede le strisce di prova e suggerisce a Quino di conservare il personaggio. Nasce così una delle strip più celebri della storia del fumetto, che avrebbe interrotto le pubblicazioni nel 1973, in quanto l’autore voleva concluderne le avventure prima di esaurire le idee. 

Sono gli anni della contestazione e Mafalda ne diventa un simbolo. L’impertinente bambina si fa portavoce dell’afflato pacifista e antiautoritario dell’autore, sempre pronta a contestare ogni ingiustizia, dalla guerra in Vietnam all’aborrita minestra che i genitori le propinano suo malgrado. Inizialmente è l’unica protagonista della strip. In seguito, si aggiungeranno i suoi altrettanto celebri amichetti. Manolito, incarnazione del capitalismo più spietato, rozzo figlio di un truffaldino droghiere, che finge di regalare caramelle ai compagni per poi pretendere denaro. Susanita, indifferente alle ansie geopolitiche dell’amica e animata solo dal sogno di diventare madre. Felipe, sognatore e nerd ante litteram, sempre immerso nei suoi fumetti e nelle fantasie che lo vedono vestire i panni di un intrepido cowboy. Miguelito, rampollo di una famiglia italiana dalle simpatie fasciste, che nasconde dietro una maschera innocente un temperamento sarcastico e introspettivo.

Il successo è enorme, prima in America Latina e poi in Europa. Le prime strisce vengono pubblicate in Spagna nel 1970, quando Francisco Franco era ancora vivo. Mafalda viene tradotta persino in Cina e diventa una bandiera per molti ragazzi che vivevano sotto regimi autoritari e vedevano in lei una paladina dei loro sogni di libertà e giustizia. La censura, per lo più, lascia correre, sebbene durante il regime dei generali il governo argentino avrebbe costretto gli editori a etichettare le strisce come materiale per adulti.

Se Mafalda è famosa per non saper tenere la bocca chiusa di fronte ai soprusi, la grande specialità di Quino erano però le vignette mute, caratterizzate da uno spirito surrealista che sapeva essere allo stesso tempo cinico e gentile. I protagonisti sono spesso i deboli e gli sconfitti; bambini, travet e artisti sfortunati alle prese con le prepotenze di burocrati indifferenti e militari brutali, rappresentazioni tutt’altro che astratte delle autorità che in quei decenni opprimevano in larga parte del continente sudamericano cittadini che potevano trovare un momento di conforto e riscatto in quei disegni senza parole, dove il mutismo dei personaggi esprimeva sia l’impotenza degli ultimi che l’ottusità del potere che li angariava.

Vedi: Addio a Quino, il papà di Mafalda
Fonte: cultura agi