Addio a Francesco Ruotolo, custode della memoria di Totò e del rione Sanità


AGI – “Questo cartello stradale è sbagliato: non doveva essere ‘Vico S. Felice’ ma ‘Vico Sanfelice’, perché non si riferisce al santo ma al nobile architetto e pittore barocco Ferdinando Sanfelice”: era capace di tenerti una lezione di toponomastica tra i vicoli del suo rione Sanità, Francesco Ruotolo, morto domenica all’età di 74 anni dopo una settimana di ricovero per il Covid. Ruotolo è stato un militante di sinistra, un intellettuale antifascista, un docente di diritto, un giornalista, ma forse a definirlo meglio era quell’incarico molto ‘napoletano’ che gli aveva assegnato la III municipalità: consigliere alla memoria.

I ricordi del rione

Sì, perché del rione Sanità, questo microcosmo di 32mila anime accalcate in due chilometri quadrati, lui era una sorta di ‘custode’ impegnato a salvarne i ricordi, a raccontarne le storie, a preservarne i luoghi. A partire dalla casa natale di Totò: l’appartamento in via Santa Maria Antesaecula è in stato di semi-abbandono, ma lui ne aveva le chiavi e accompagnava chiunque trovasse il suo numero su Internet in una visita al rione che era molto più di un tuffo nell’infanzia del principe della risata. 
Dal balcone del primo piano, Ruotolo rievocava i tempi in cui mamma Anna e nonna Teresa si affacciavano alla finestra o quando il futuro principe de Curtis studiava i passanti per poi imitarli come avrebbe fatto in seguito sul set, guadagnandosi il soprannome di ”o spione’. Totò vi visse fino a metà anni ’20, quando fece fortuna a Roma e volle con sé la sua famiglia. 

La casa del ‘principe della risata’

Il futuro dell’appartamento è incerto: l’interno cade a pezzi, la famiglia che lo acquistò in un’asta giudiziaria avrebbe voluto farne un ritrovo culturale, aveva già acquistato le riggiole ottocentesche in cotto rosso per ripavimentarlo ma il vincolo ‘demo-etno-antropologico’ apposto alla Soprintendenza blocca tutto senza che siano stati presentati progetti alternativi. Ruotolo se ne doleva e denunciava costantemente questo scempio della memoria.

“O’ professore”, come lo chiamavano, ti faceva rivivere la storia del rione, ti accompagnava tra i vicoli di questa enclave chiusa a valle tra due colline e da un ponte che nell’800 ha completamente tagliato il quartiere fuori dal contesto cittadino. Un ponte che proprio lui era riuscito a far intitolare a Maddalena Cerasuolo, detta Lenuccia, che durante le “Quattro giornate di Napoli” ne impedì la distruzione da parte delle truppe naziste. 
 

Bellezza e degrado

Ruotolo ti mostrava scorci di immenso degrado del rione ma anche meraviglie come la scala barocca a doppia rampa del Palazzo dello Spagnuolo, davanti a cui si rammaricava per le infinite lentezze burocratiche che bloccano la nascita del Museo di Totò prevista al suo interno.   
Nato a Napoli nel giugno del 1946, fu protagonista di tante battaglie per l’ambiente, per i diritti e per gli ultimi, come quando si incatenò ai cancelli dell’ospedale San Gennaro dei poveri per protestare contro la chiusura. Era stato anche tra i fondatori di Rifondazione comunista. Con lui, però, se ne è andato soprattutto un prezioso custode della memoria della città.

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Fonte: cultura agi