(AGI) – Ferrara, 11 ago. – Accusato dalla figlia di averla segregata e costretta a un matrimonio combinato è finito in carcere per tre mesi. Ma le accuse erano false. Così, la Corte d’Appello di Bologna ha riconosciuto all’uomo, ingiustamente accusato e privato della libertà personale, 21.695 euro di risarcimento. “Non è stata dimostrata nessuna delle accuse” spiega all’AGI l’avvocato dell’uomo, Matteo Sanzani. La ragazza marocchina, che viveva a Ferrara, ha accusato il padre e il fratello di averla costretta a vivere secondo i dettami della religione musulmana e a un matrimonio in Marocco con un cugino, dove era stata tenuta prigioniera. La polizia di Ferrara, oltre ad arrestare il padre, ha applicato il divieto di avvicinamento al fratello, su ordine del giudice.
Le indagini successive condotte dalla Questura di Ferrara, però, hanno fatto crollare le accuse. Determinante è stato anche sentire la donna in incidente probatorio. “L’incidente probatorio è stato richiesto dalla Procura – precisa Sanzani –. Si sarebbe potuto eseguire anche prima. Le accuse nei confronti del mio assistito erano contenute in tre denunce che avevano tutte con un contenuto diverso, già questo particolare era sospetto”.
Il padre si era da subito dichiarato innocente e anche passaporti e biglietti aerei conservati hanno smentito la versione della figlia. L’unico fatto accertato è stato uno schiaffo ricevuto dal fratello perché era andata in discoteca. Tutti gli indagati sono stati sollevati da ogni accusa, ma il padre – che viveva da 35 anni in Italia – nel frattempo aveva perso il permesso di soggiorno, la titolarità dell’azienda e la partita Iva. Ora la situazione si è risolta ma non è stato facile. “Ci sono voluti diversi mesi per fargli riottenere tutto, ma alla fine ci siamo riusciti” chiarisce l’avvocato Stanzani. (AGI)
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