A Carrara la ‘Belle Époque’ italiana, da Lega a Boldini e Balla


Nittis e Balla, sono alcuni degli artisti al centro di ‘Belle Époque.

I pittori italiani della vita moderna’, la mostra in programma a Palazzo Cucchiari di Carrara (Massa Carrara) dal 28 giugno al 27 ottobre.

L’esposizione, spiega una nota, segue le tracce delle mutazioni della pittura dopo l’Unità d’Italia, dal superamento delle scuole regionali alla ricomposizione di una impronta nazionale, per puntare ad una cultura artistica adatta ai tempi moderni della “Nuova Italia”. Si tratta di un iter che dagli ultimi palpiti macchiaioli conduce all’effervescenze della scapigliatura fino agli esiti finali del divisionismo, da Fattori e Lega a Boldini e De Nittis a Nomellini, Balla. In mostra anche opere di Signorini, Spadini, Pellizza da Volpedo, Zandomeneghi e Corcos, e poi ancora Antonio Mancini, Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi, Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, e tanti altri. In totale si tratta di una novantina di opere – tra dipinti su tela e su tavola, acquerelli, pastelli e sculture in bronzo e in gesso – che abbraccia un arco temporale che va dal 1864 fino al 1917. Nei primi decenni dopo l’Unità, infatti, la pittura della “nuova Italia”, per quanto ancora condizionata dalla tradizione delle scuole regionali, prova a cercare una dimensione nazionale e internazionale, nella scoperta dei temi della vita moderna, che non è più vita dei campi, attenta alla frugale poesia della natura, ma vita delle città, animata dalla febbrile ricerca di benessere materiale ma anche di nuovi appagamenti mondani e culturali.
Si profila quindi il tradimento degli ideali del Risorgimento, a cui gli artisti avevano partecipato con coerenza e coraggio civile, e l’involuzione conservatrice della classe politica nazionale, che comportano il disincanto degli intellettuali, rispetto ai quali solo gli artisti più famosi si affrancano grazie al riconoscimento privato della nuova borghesia imprenditoriale e dell’aristocrazia liberale, essa pure ben presto delusa dagli esiti della “rivoluzione” italiana.
Così che alla pittura di storia, ammantata di un “patriottismo” impastato di intonazioni regionali, si sostituiscono le rappresentazioni della vita moderna, sostenute da chiare intenzioni narrative piuttosto che etiche, dove l’influenza delle suggestioni letterarie, soprattutto francesi, agisce quanto e forse più dell’aggiornamento dei linguaggi figurativi.