8 NOVEMBRE 1926 – Fascismo: viene arrestato Antonio Gramsci, verrà rilasciato nel 1935.


 

Di Gianni De Iuliis

Antonio Gramsci (22 gennaio 1891 – 27 aprile 1937) è stato un politico, filosofo, politologo, giornalista, linguista e critico letterario italiano.

Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia, divenendone esponente di primo piano e segretario dal 1924 al 1927. Nel 1926 fu ristretto dal regime fascista nel carcere di Turi. Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, ottenne la libertà condizionata e fu ricoverato in clinica, dove trascorse gli ultimi anni di vita.

Considerato uno dei più importanti pensatori del XX secolo e tra i massimi esponenti del marxismo occidentale, nei suoi scritti Gramsci analizzò la struttura culturale e politica della società.

Elaborò in particolare il concetto di egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con l’obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso da tutte le classi sociali, comprese quelle subalterne.

La crisi dell’egemonia si manifesta quando, anche mantenendo il proprio dominio, le classi sociali politicamente dominanti non riescono più a risolvere i problemi di tutta la collettività e a imporre la propria concezione del mondo. A quel punto la classe sociale subalterna, se riesce a indicare concrete soluzioni ai problemi lasciati irrisolti dalla classe dominante, può diventare dirigente. Il cambiamento dell’esercizio dell’egemonia è un momento rivoluzionario che inizialmente avviene a livello della sovrastruttura, ma poi trapassa nella società nel suo complesso investendo anche la struttura economica.