Di Gianni Deiuliis
La costituzione Sacrosanctum Concilium sulla sacra liturgia è una delle quattro costituzioni conciliari emanate dal Concilio Vaticano II. Fu adottata con 2158 voti a favore e solo 19 contrari e fu solennemente promulgata da papa Paolo VI il 4 dicembre 1963.
Tratta della liturgia della Chiesa cattolica, in particolare di quella della Chiesa latina, in continuità con l’enciclica Mediator Dei di papa Pio XII. I principi ivi enunciati costituirono il punto di partenza per la riforma liturgica attuata dalla Chiesa cattolica dopo la chiusura del Concilio Vaticano II.
In vista della natura didattica e pastorale della liturgia, i riti devono evitare l’inutile prolissità ed essere in generale facilmente comprensibili. Citiamo:
«L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini. Dato però che, sia nella messa che nell’amministrazione dei sacramenti, sia in altre parti della liturgia, non di rado l’uso della lingua nazionale può riuscire di grande utilità per il popolo, si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia”, la cui estensione è lasciata alla decisione (se confermata dalla Santa Sede) della relativa conferenza episcopale».