6 Aprile 2009. Ricordando il terremoto che distrusse L’Aquila


La toccante testimonianza di una testimone diretta del terribile sisma in Abruzzo che distrusse L’Aquila e la sua provincia. La colpevole sottovalutazione da parte delle istituzioni di un dramma annunciato. L’inesauribile dolore di una madre che piange la figlia morta sotto le macerie e, dopo 12 anni, non ha ancora avuto giustizia

di Maria Grazia Piccinini

Il 6 Aprile 2009, stavo dormendo come normale che fosse. Era la notte tra la domenica delle Palme ed il lunedì che avrebbe dato l’inizio alla settimana santa.

A L’Aquila da un bel po’ di mese, la vita non era più tanto tranquilla, perché vi era uno sciame sismico che non cessava, anzi che, col tempo, col passare dei giorni, delle settimane, andava ad aumentare, per frequenza e per intensità. Nonostante questo, i Luoghi del Potere e della Salvaguardia dell’Incolumità dei cittadini, erano rimasti assenti e lontani. Quasi non fosse un loro problema.

Si ricordarono di intervenire, quando un certo Giuliani, dopo mesi di “scasse”, paure, fughe dalle case, incertezze di ogni tipo, iniziò a girare per la città con un megafono urlando ai quattro venti di stare attenti, perché era vicina una scossa distruttiva che avrebbe provocato danni e lutti. Questo, Giuliani lo affermava sulla base di alcuni esperimenti che lo stesso faceva, che gli avevano dato determinati risultati che si leggevano come premonitori di un terremoto imminente e molto forte.

Solo allora si mossero le Istituzioni. Il Sindaco ed altri rappresentanti delle istituzioni, chiamarono Roma. La Protezione civile, intervenne subito… come? Per prima cosa Bertolaso, allora responsabile della Protezione civile nazionale,pensò bene di zittire il Giuliani ed allora predispose una riunione che lui definì “Una operazione mediatica”, con professori e cosiddetti scienziati, che si recarono a L’Aquila il giorno dopo la scossa 4.1 del 30 Marzo 2009, per “tranquillizzare i cittadini” e per “zittire i cretini che dicono che ci sarà pericolo”…

Si fece questa riunione e i mandati da Bertolaso eseguirono pari pari l’ordine, tranquillizzando e zittendo quelli che erano impauriti. Si innescò a L’Aquila un sonno tranquillo, una calma innaturale, erano tutti convinti, sulla base delle dichiarazioni dei grandi Scienziati, che non sarebbe accaduto nulla…

Quello che accadde invece dopo alcuni giorni è storia, con la distruzione di una intera città, della sua provincia , ma soprattutto con la morte di 309 persone che, per la gran parte, se non tutte, potevano essere salvate se solo gli “esperti” avessero parlato chiaro. Ma Bertolaso disse in una intercettazione “che a L’Aquila la verità non si va a dire”!

E allora le persone morirono alle 3.32, mentre dormivano, mentre erano in casa, dove erano tornati, sicuri che nulla sarebbe accaduto.

Da tutto questo orrore, scaturirono processi importanti ai componenti della Commisisone Grandi Rischi,  ma i processi vennero sbeffeggiati dalla stampa perché si ritenne che si volva processare il non avere previsto il terremoto; ma non era così. Purtroppo i cosiddetti Scienziati, coloro che avevano ubbidito a Bertolaso, vennero assolti, ad eccezione del vice capo della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis, che fu condannato anche in Cassazione e tuttavia prontamente ricompensato con una importante carica quale Presidente dell’ISPRA…

Sono dodici anni che piango mia figlia Ilaria e sono dodici anni che giro per tribunali, ma la giustizia non l’ho ancora avuta per mia figlia. Dodici anni sono tanti e sono pesanti da vivere con un dolore immenso che non passa mai. Eppure tanti anni non sono stati sufficienti a smorzare la mia sete di giustizia e la mia sete di verità. Prima o poi, qualcuno parlerà e la verità verrà a galla. Certo mia figlia non tornerà mai, come non torneranno gli altri 308 martiri innocenti, ma la verità sarà luce per tutti noi.