4 aprile 1968. L’ASSASSINIO DI MARTIN LUTHER KING


53 anni dopo il lascito morale del pastore protestante ed attivista politico statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afro-americani, è più attuale che mai, in un mondo in cui razzismo, violenza e disuguaglianza sociale, non sono per niente sconfitti
di Anna La Mattina
Il 4 aprile 1968, 53 anni fa, come oggi, accadde l’omicidio di uno dei protagonisti indiscussi della Storia del Novecento: Martin Luther King, pastore protestante ed attivista politico statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afro-americani. Ispiratosi al grande insegnamento del Mahatma Gandhi e al suo grande messaggio della NON-VIOLENZA, secondo cui i cambiamenti sociali sono possibili anche senza spargimento di sangue e nel rispetto dei diritti dell’Uomo.
Martin Luther, al secolo si chiamava Michael King; nato ad Atlanta, nella Georgia degli States, il 15 gennaio 1929, in quello stesso anno che avrebbe visto la grande crisi del ’29 a causa del crollo della Borsa di New York, scelse la strada del Pastore protestante nella Chiesa Cristiana Battista. Attraversò gli anni ‘50 e ’60 del XX secolo, animato dal desiderio di giustizia sociale, contro il razzismo subito dal popolo afro-americano, a cui egli stesso apparteneva. Ispirato dal grande messaggio del Vangelo, l’Amore Universale, durante la marcia su Washington, il 28 agosto del 1963, palesò alla folla il suo sogno: “i have a dream…”
Ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e montagna sarà abbassata, i luoghi aspri saranno resi semplici, i luoghi tortuosi saranno raddrizzati e la gloria del Signore sarà rivelata e ogni carne lo vedrà insieme. Questa è la nostra speranza.” M.L. KING.
Il 10 dicembre 1964, a Oslo, ricevette il Premio Nobel per la Pace, ma non si considerò mai arrivato, anzi, al contrario, sosteneva che, una volta raggiunta la vetta, occorreva ridiscendere a valle!
Il Presidente americano Johnson  ritenne che le richieste di King, per il diritto al voto degli afro-americani, fossero “un po’ troppo” in avanti, per essere accolte. Ma la battaglia continuò, fino a quella che passerà alla Storia come la “Bloody Sunday”, la domenica di sangue, durante la Marcia per i diritti civili a Montgomery, il 7 marzo del 1965: in quella occasione, la polizia caricò a sangue una folla immensa di gente inerme, che manifestava pacificamente; quelle immagini fecero il giro del mondo, dando l’idea di una grande adesione al movimento di Martin Luther King e, nonostante egli non fosse presente alla manifestazione, diede  la misura delle proporzioni del movimento da lui creato e, nello stesso tempo, dell’arroganza di un certo tipo di potere che, in assenza di argomenti validi, usa ciò che possiede: la violenza.
Tante altre tappe vi furono, nel percorso di rivendicazione non-violenta dei diritti civili degli afro-americani, nel corso delle quali perse la vita anche una donna bianca, attivista nel movimento di Martin-Luther King: il suo nome era Viola Liuzzo, uccisa dal KU KLUX KLAN. Nella marcia di Montgomery, la folla partì in 4mila, per arrivare in 20 mila: ciò rende l’idea della portata delle rivendicazioni del movimento. Tutto questo avrebbe cambiato il volto dell’America, per sempre, fino a rendere possibile l’elezione di un presidente di colore, Barack Obama, nel 2008.
Nell’anno della grande rivoluzione culturale che investì il mondo intero, a Memphis il 4 aprile del 1968, fu ucciso sul balcone del Motel dove alloggiava e dal quale si affacciò, prima di recarsi ad un incontro in una chiesa locale. Fu freddato con un fucile ad estrema precisione, con un colpo alla testa, dopo che il suo autista gli aveva raccomandato quella sera, di coprirsi bene con un cappotto, per ripararsi dal freddo… e dopo che gli era stata cambiata la sua abituale camera, con un’altra, perché la sua era occupata quella sera…
Al suo funerale fu presente anche il candidato democratico alla Casa Bianca, Robert Kennedy, che due mesi dopo lo avrebbe seguito nella stessa sorte.
Martin Luther King riposa nel cimitero di Southview Cemetery, in Jonesboro Road, ad Atlanta. Georgia, USA, ma rendere attuale il suo messaggio, in un mondo in cui razzismo, violenza e disuguaglianza sociale, non paiono per niente sconfitti, è importantissimo, oltre che doveroso.