27 marzo 1994. In Italia il centrodestra vince le elezioni politiche


di Gianni De Iuliis

Le elezioni politiche in Italia del 1994 per il rinnovo dei due rami del Parlamento italiano – la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica – si tennero domenica 27 e lunedì 28 marzo 1994. Furono le prime in assoluto nella storia repubblicana a svolgersi a soli due anni dalla precedente tornata elettorale. Si votò con un nuovo sistema elettorale in due giornate per venire incontro alle richieste delle comunità ebraiche, che il 27 celebravano la Pasqua.

Queste elezioni politiche arrivarono dopo alcuni eventi che avevano modificato significativamente il quadro politico italiano.

Gli avvenimenti storici dei primi anni novanta suscitarono una profonda ridefinizione dei riferimenti identitari di cui i soggetti politici erano portavoce: ciò implicò spinte di rinnovamento sia nelle forze di sinistra che in quelle tendenzialmente moderate.

Nel 1992 e nel 1993 si era verificata una grave crisi della politica italiana, conseguenza dello scandalo di Tangentopoli e della relativa inchiesta giudiziaria (Mani pulite): la notizia di gravi fatti di corruzione portò a perdite di consenso dei partiti tradizionali che, fino ad allora, avevano esercitato un ruolo predominante nella politica italiana.

Nel 1993, a seguito di un referendum, fu adottata una nuova legge elettorale, chiamata legge Mattarella: il nuovo sistema elettorale era misto maggioritario e proporzionale. Il 75% dei seggi (475 per la Camera, 232 per il Senato) è assegnato tramite un sistema uninominale maggioritario a turno unico; il restante 25% dei seggi (155 per la Camera, 83 per il Senato) tramite un sistema proporzionale. Per il maggioritario, il territorio nazionale è suddiviso in tanti collegi quanti sono i seggi da assegnare: ottiene il seggio il soggetto che, nel relativo collegio, abbia ottenuto la maggioranza relativa dei voti. Per il proporzionale, la distribuzione dei seggi avviene alla Camera su base nazionale, tra le liste che abbiano superato il 4%; al Senato su base regionale, in base ai seggi spettanti a ciascuna regione.

Tutti questi cambiamenti ebbero una tale portata che si arrivò a parlare di «Prima Repubblica» e «Seconda Repubblica».

Dopo una fase di grandi trasformazioni (diaspora socialista, diaspora socialdemocratica, diaspora liberale, diaspora democristiana, diaspora comunista, diaspora missina), i principali soggetti che delinearono il nuovo scenario politico furono:

Il Partito Democratico della Sinistra, dalle istanze del Partito Comunista Italiano.

Il Partito Popolare Italiano, dalle istanze della Democrazia Cristiana.

Forza Italia, che coagulò attorno alla figura di Silvio Berlusconi significative porzioni di elettorato liberale, socialista e democristiano ricollocandolo nell’ambito del centro-destra.

Alleanza Nazionale, che comprendeva il Movimento Sociale Italiano ed esponenti di Destra. Le elezioni vedono, per la prima volta, la vittoria di Silvio Berlusconi e della coalizione di centrodestra, sulle due coalizioni di centro e di sinistra.

Il 10 maggio 1994 si formò un Governo presieduto da Silvio Berlusconi e quasi tutti i ministeri furono affidati a esponenti dei partiti delle coalizioni di cui era leader. L’esecutivo era composto da 25 ministri. Perché entrasse in carica, servirono al Senato i voti di alcuni senatori a vita, mentre alla Camera l’ampia maggioranza permise facilmente l’ottenimento della fiducia. Al Senato quattro senatori popolari (Vittorio Cecchi Gori, Nuccio Cusumano, Luigi Grillo e Tomaso Zanoletti) uscirono dall’aula al momento del voto, facendo abbassare il quorum a 158 voti, e il governo ottenne la fiducia con 159 voti a favore, 153 contro e 2 astenuti (Giovanni Spadolini e Paolo Emilio Taviani).