Palmiro Michele Nicola Togliatti (Genova, 26 marzo 1893 – Jalta, 21 agosto 1964) è stato un politico italiano, guida storica del Partito Comunista Italiano dal 1927 alla sua morte. Nel 1930 prese la cittadinanza sovietica, e più tardi in quel Paese ebbe una città nominata in suo onore: Togliatti.
Membro fondatore del Partito Comunista d’Italia nel 1921, ne fu segretario e capo indiscusso dal 1927 fino al 1964, con un’interruzione dal 1934 al 1938, durante il quale fu il rappresentante all’interno del Comintern (per le sue capacità di mediatore fra le varie anime del partito fu chiamato il «giurista del Comintern», appellativo attribuitogli da Lev Trotskij), l’organizzazione internazionale dei partiti comunisti d’osservanza moscovita.
Anche di questo organismo Togliatti fu uno degli esponenti più rappresentativi e, dopo che esso fu sciolto nel 1943 e sostituito dal Cominform nel 1947, rifiutò la carica di segretario generale, offertagli direttamente da Stalin nel 1951, preferendo restare al comando del partito in Italia e cominciando a nutrire dei dubbi sulla politica del leader sovietico, fatto che gli farà approvare in pieno la linea di Nikita Chruščëv al XX congresso del PCUS (1956).
Togliatti, che considerava l’allievo Enrico Berlinguer come il suo “delfino” (ossia il suo erede politico), nell’estate del 1964 si recò a Jalta, località della Crimea, in URSS, sul mar Nero per trascorrere una breve vacanza con la compagna Nilde Iotti, subito dopo un viaggio a Mosca dove aveva discusso con Brežnev (allora numero due del Cremlino, ma che stava per deporre Chruščёv, che Togliatti cercava inutilmente, in quei giorni, di incontrare personalmente) circa l’opportunità di una conferenza internazionale comunista per ricucire i rapporti con la Cina di Mao Zedong, deteriorati da Chruščёv. Mentre si trovava nella cittadina sovietica, Togliatti venne colpito da un grave ictus e da una successiva emorragia cerebrale, non riprendendo più conoscenza: morì alcuni giorni dopo nello stesso luogo, all’età di 71 anni.
Il 25 agosto 1964, a Roma, si tennero i funerali, con una presenza stimata di un milione di persone.