25 aprile 1945. La liberazione


“Ora e sempre Resistenza”
(Piero Calamandrei)

“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”
(Sandro Pertini proclama lo sciopero generale. Milano, 25 aprile 1945)

di Anna La Mattina

L’esercito nazifascista si arrende e lascia l’Italia, dopo le insurrezioni partigiane a Genova, Milano e Torino, Bologna e Venezia, ponendo fine all’occupazione tedesca in Italia.
L’evento viene ricordato ogni anno dalla Festa della Liberazione.
La data del 25 aprile fu segnata da un atto di estremo coraggio, da parte di colui che sarebbe divenuto Presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985, ovvero Sandro Pertini, “il Presidente partigiano”.
In quel giorno Pertini, insieme ad altri autorevoli membri del CLNAI (il Comitato di liberazione nazionale dell’alta Italia, con sede a Milano), Alfredo Pizzoni, Luigi Longo, Emilio Sereni e Leo Valiani,  proclamò l’insurrezione, uno sciopero generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia, che facevano parte del Corpo Volontari della Libertà, di attaccare i presidi fascisti e tedeschi, imponendo loro la resa incondizionata, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate.
Nel frattempo il CLNAI emanò in prima persona dei decreti legislativi, assumendo il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano», stabilendo tra le altre cose la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, incluso Benito Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo.
«Arrendersi o perire!» fu la parola d’ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi.
Questa la cronaca del tempo. Ma c’è un nome che spiccò fra tutti, nella liberazione della città di Torino, il 28 aprile 1945: Pompeo Colajanni, avvocato, nato ad Enna nel 1906 e palermitano d’adozione (si spense a Palermo, l’8 dicembre 1987). L’8 settembre 1943 Pompeo si trovava in Piemonte, inquadrato nel Reggimento “Nizza Cavalleria”, come tenente di complemento a Pinerolo, poiché gli era stato negato l’avanzamento a capitano per i suoi precedenti antifascisti.
In Piemonte entra in contatto con un gruppo di aderenti al PCI, che avevano costituito un primo nucleo di resistenza, da cui sarebbero nate le Brigate Garibaldi piemontesi. Egli si aggregò a questo gruppo, con una parte dei militari del suo reggimento, di fatto armando una delle più importanti formazioni partigiane attive nel Nord Italia: il 1° Battaglione “Carlo Pisacane”. Pompeo Colajanni divenne così parte integrante della Resistenza, con il nome di battaglia “Comandante Barbato”, (in onore del medico socialista Nicola Barbato, protagonista dell’esperienza dei Fasci siciliani).
Le città, le campagne, le montagne del Nord e del Centro Italia furono, in prevalenza, il teatro della lotta, ma furono molti i giovani meridionali e siciliani che combatterono la guerra di Resistenza: tanti vi lasciarono la vita; altri tornarono a casa e poterono raccontare…
Tra i più fortunati, vissero e raccontarono, quasi prossimi ai cento anni, con quella emozione negli occhi e nella voce, che rendevano vivo ed attuale quell’orrore vissuto, ma anche quell’appropriato orgoglio che li ha resi forti, attraverso il tempo, perché giungessero alle orecchie e al cuore dei nostri giovani, quelle esperienze così lontane, ma anche pericolosamente vicine, ai nostri giorni.
In questo mese di aprile, l’ANPI Nazionale e l’ANPI-Sicilia, grazie ad un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, hanno contribuito a portare nelle scuole italiane e siciliane di ogni ordine e grado, il forte messaggio della Resistenza.
All’Istituto Superiore “O.M. CORBINO” di Partinico (Pa), il 21 aprile u.s., è intervenuta, in videoconferenza, la Professoressa Maria Letizia Colajanni, cugina di Pompeo, il comandante Barbato, che, con la sua preziosa testimonianza, ha reso vivo il racconto di quei fatti, da lei bambina vissuti, ascoltando i suoi genitori parlarne, durante la Seconda Guerra Mondiale, come parte di quella famiglia che certamente ha reso un grande servizio all’Italia.
Il ricordo e la memoria del 25 aprile 1945, data simbolo della Resistenza del Popolo italiano contro l’occupazione nazi-fascista, intesa anche come “Nuovo Risorgimento”, ha colpito l’animo dei nostri giovani studenti, e non solo… i quali non hanno esitato a riferire di aver provato, oltre al piacere di apprendere, anche una forte emozione.
Di fronte al pericolo di svolte autoritarie, in tempi di crisi come il nostro, dovute ad organizzazioni neofasciste (sparse un po’ ovunque nel nostro Paese e in Europa), tramandare la Storia è un preciso dovere, in primo luogo da parte della scuola; ma anche della famiglia e delle istituzioni; servono tanto i buoni libri, la buona televisione e il buon web… e chiunque altro conservi memoria…!

(nella foto: Pompeo Colajanni, il “comandante Barbato”)