di Gianni De Iuliis
Il 22 ottobre del 1968 l’Accademia di Stoccolma conferì il Premio Nobel per la letteratura a Jean-Paul Sartre “per la sua opera ricca di idee e piena di spirito di libertà e ricerca della verità”. Lo scrittore e filosofo francese rifiuterà l’ambito riconoscimento.
Sartre motivò la sua scelta con estrema convinzione:
«Ho rifiutato il premio Nobel per la letteratura perché rifiuto che qualcuno consacri Sartre prima della sua morte. Nessun artista, nessuno scrittore, nessun uomo merita di essere consacrato da vivo, perché ha il potere e la libertà di cambiare del tutto. Il Premio Nobel mi avrebbe innalzato su di un piedistallo allorché non avevo ancora terminato di fare delle cose, di esercitare la mia libertà, di agire e di impegnarmi in prima persona. Ogni mia azione successiva sarebbe stata futile. Non sarò mai depositario del Premio Nobel, fin quando potrò ancora agire rifiutandolo. Le mie ragioni obiettive sono le seguenti: la sola lotta possibile sul fronte della cultura, in questo momento, è quella per la coesistenza pacifica di due culture, quella dell’est e quella dell’ovest. Non voglio dire che bisogna abbracciarsi – so bene che il confrontarsi di queste due culture prende necessariamente la forma di un conflitto – ma che la coesistenza deve avvenire tra gli uomini e tra le culture, senza l’intervento delle istituzioni».