Di Gianni De Iuliis
Dopo una lunga riunione l’Eurogruppo decise di sbloccare la seconda tranche di aiuti ad Atene da 130 miliardi di euro, ma il suo commissariamento fu rafforzato con una maggiore presenza della missione della Troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale), che diventò di fatto permanente. La decisione scaturì dopo una riunione ”fiume’ protrattasi per oltre 12 ore e che solo dopo una lunga ed estenuante trattativa permise lo sblocco dei fondi necessari al governo ellenico per evitare il default.
Finlandia e Paesi Bassi furono gli stati che maggiormente si opposero all’accordo. Il ministro delle finanze finlandese pose la presenza capillare della Troika quale condizione per la concessione dei prestiti; I Paesi Bassi, che pure chiesero una presenza permanente della Troika ad Atene, erano contrari all’ipotesi di ridurre al di sotto del 4% i tassi di interesse sui primi 110 miliardi già prestati alla Grecia.
Alla fine, per chiudere un accordo che sembrava non dover arrivare mai, si trovò la formula che mise tutti d’accordo: monitoraggio permanente, riduzione del valore nominale dei titoli greci posseduti dai privati (al 53,5%) e, per i paesi creditori, tassi di interesse piu’ bassi sui prestiti concessi ad Atene.