1997 – Viene istituita in Italia la Commissione Parlamentare per le Riforme Costituzionali (Bicamerale)


Non è la prima volta che il parlamento cerca di mettere mano alla costituzione. In passato il parlamento ha tentato tre volte di avviare processi di riforma attraverso organi composti da deputati e senatori, le cosiddette bicamerali. Ma sempre senza successo.
La costituzione è finita più volte al centro del dibattito politico e in più occasioni la possibilità di una riforma strutturale è stata vagliata da destra e da sinistra, da primi ministri e da membri del parlamento. Un primo tentativo risale agi anni ’80 e ’90. In questo ventennio camera e senato hanno unito le forze in ben tre diverse occasioni, creando una commissione bicamerale per le riforme costituzionali.
La prima bicamerale nacque nel 1983 ed era presieduta dal deputato Aldo Bozzi, da cui poi prese il nome. I lavori coinvolsero 40 parlamentari (divisi equamente fra i due rami del parlamento), e durarono 50 sedute. La relazione finale deliberata dalla commissione, nel gennaio 1985, prevedeva la revisione di 44 articoli della costituzione. Nonostante i buoni propositi, la bicamerale era sprovvista di poteri referenti nei confronti dell’assemblea e di strumenti di collegamento con i lavori delle commissioni permanenti pertinenti. L’esame parlamentare e la trasposizione delle proposte in disegni di legge erano lasciati all’iniziativa dei singoli gruppi politici, che però non raggiunsero un accordo.
Il secondo tentativo risale al 1992. La bicamerale, presieduta prima da Ciriaco De Mita e poi da Nilde Iotti, coinvolse 60 parlamentari. Alla fine delle 60 sedute la commissione approvò un testo di riforma che riguardava 22 articoli. Al centro del proposta l’idea di introdurre un governo “neoparlamentare”, riformando vari aspetti del potere esecutivo. La riforma, presentata a entrambe le camere nel gennaio del 1994, venne abbandonata per la conclusione anticipata della legislatura.
L’ultima bicamerale fu costituita nel 1997 ed era presieduta da Massimo D’Alema. I 70 membri si riunirono per 71 sedute, e alla fine riuscirono a portare il testo in aula. La camera discusse il provvedimento da gennaio 1998 fino a giugno dello stesso anno finché i lavori vennero sospesi per forti divergenze fra le diverse parti politiche coinvolte.
Dopo tre tentativi di lavorare su una riforma strutturale della costituzione in maniera bi-partisan e condivisa, il parlamento ha abbandonato la via delle bicamerali.

Fonte: https://blog.openpolis.it/