Le prime versioni dei Pentium, immesse sul mercato a partire dal 29 marzo 1993 (30 anni fa), avevano una frequenza di clock a 60-100 MHz. I Pentium, potendo eseguire più istruzioni per singolo ciclo di clock, offrivano prestazioni di poco inferiori al doppio a quelle della generazione precedente di pari frequenza, tuttavia, presentavano un problema nell’unità per il calcolo in virgola mobile che, in casi rari, riduceva la precisione delle operazioni di divisione. Questo bug, scoperto nel 1994, divenne noto come il “Pentium FDIV bug” e fu causa di grande imbarazzo per Intel, che iniziò una campagna di richiamo per sostituire i processori difettosi costata circa 450 milioni di dollari. Inoltre, le versioni a 60 e 66 MHz a 0,8 µm dei Pentium erano note per la loro fragilità e per la grande (per allora) produzione di calore.
Il Pentium originale, chiamato in codice P5, era un microprocessore superscalare che eseguiva le istruzioni in ordine attraverso una pipeline dati. Inizialmente era prodotto con la tecnologia a 0.8 µm (micrometri). Il P5 usava il socket 4 ed aveva frequenze operative di 60 o 66 MHz.
In seguito cominciò la produzione del P54, un adattamento del P5 alla tecnologia a 0.6 µm (600 nm), che era predisposto a lavorare in coppia ed aveva una velocità di clock superiore a quella del Front Side Bus.
Il P54 fu sostituito a sua volta dal P54C, prodotto con tecnologia a 0.35 µm (350 nm) – una tecnologia CMOS, a differenza della tecnologia CMOS bipolare usata nei primi Pentium.
In seguito fu diffuso il P55C, o Pentium MMX, che riprendeva il core P5 e il processo di produzione a 0.35 µm, e che inoltre includeva l’instruction set MMX, costituito da 57 istruzioni, che permetteva maggiori prestazioni nel trattamento dei dati multimediali. Il software doveva però essere ottimizzato per poter sfruttare queste istruzioni, e il miglioramento prestazionale del P55C fu dovuto in gran parte al raddoppio della memoria Cache a 32 KB.
fonte@ nicedie.eu/