1980 – Scompaiono a Beirut, in Libano, i due giornalisti italiani Italo Toni e Graziella De Palo


Andati in Libano per indagare su un traffico di armi da Beirut, scomparsi senza lasciare traccia. Mi chiedo se abbiamo fatto tutto quello che si doveva e si poteva, almeno per sapere la verità

È il 2 settembre del 1980. Due giornalisti italiani, Graziella De Palo e Italo Toni, andati in Libano per indagare su un traffico di armi da Beirut, scompaiono senza lasciare traccia. I loro corpi non si sono mai trovati. Provo un po’ di imbarazzo a scriverne: Graziella l’ho conosciuta, frequentata; era parte di un piccolo gruppo di principianti del giornalismo: ogni giorno si “fabbricava” una piccola agenzia, “Notizie Radicali”, in un paio di sgabuzzini nella sede del Partito Radicale a Roma con strumenti desueti, in uso un tempo stellarmente lontano: ciclostile, matrici, macchina per scrivere, telefono fisso. Ogni giorno si mettono insieme un pacco di fogli battuti a macchina, li si recapita a mano nelle sedi romane dei giornali: dal lunedì al sabato, 9-14 orario continuato. A parte i comunicati e le dichiarazioni di Marco Pannella e degli altri dirigenti, ci si sforza di inventare qualcosa che di interesse per i giornali e offrire qualcosa di radicale al di là del Partito. Una buona palestra, tutto sommato.

Se oggi si sfoglia quella raccolta di “Notizie Radicali” si può sorriderne per le ingenuità e le castronerie che ci siamo concessi. Questo con gli occhi del poi; però non è da tutti essere riusciti, con due fogli al ciclostile, a far andare in bestia Eugenio Scalfari, il patriarca di “Repubblica”, che un giorno ci dedica cinque colonne di fuoco per un corsivetto perfino stampato male… Quell’esperienza dura un paio d’anni; come tutte le cose che si fanno da giovani, ci si è sostanzialmente divertiti.

Graziella intanto professionalmente cresce, collabora a giornali e riviste; anche il campo dei suoi interessi si allarga, i suoi articoli richiesti, le sue inchieste apprezzate.

Per un giornale che ora non c’è più, “Paese Sera”, comincia a occuparsi di un mondo infido e pericoloso, dove ruotano una quantità di interessi corposi, indicibili: quello dei servizi segreti, del traffico di armi, con tutto quello che vi è connesso. Assieme a Italo Toni, un altro dell’ex gruppo di “Notizie Radicali” che in passato ha bazzicato il Medio Oriente, si reca in Libano. Un Libano già martoriato, terra senza legge e ordine; dove opera uno che la sa lunga: non credo sapremo mai con esattezza che cosa abbia fatto, come, con chi, per chi. Non ha mai aperto bocca: parlo del colonnello Stefano Giovannone; quel Giovannone che Aldo Moro invoca, in uno dei suoi scritti, durante i 55 giorni del suo sequestro da parte delle Brigate Rosse.

Per assicurare all’Italia di non essere insanguinata da attentati e stragi da parte dei gruppi terroristici ed estremisti palestinesi, come invece accaduto in Francia, Regno Unito, Germania, non c’è dubbio che si sono pagati indicibili prezzi; un ruolo di primo piano lo ha sicuramente giocato Giovannone. Che, ripeto, non ha mai detto quello che sapeva, riferito quello che faceva; in nome di una atroce ragione di stato. Di sicuro Giovannone, che ha la sua stazione operativa proprio a Beirut, per quel che riguarda l’efficienza richiesta a un agente segreto, nulla ha da apprendere dai suoi colleghi della CIA, dello SDECE, dell’MI5 e 6, dal KGB, dal Mossad; anzi, lui probabilmente qualcosa insegna.

Giovannone è morto. Sono convinto che abbia saputo fin da subito che fine hanno fatto Italo Toni e Graziella, usciti il 2 settembre dall’hotel Triumph dove hanno preso alloggio e mai più tornati indietro. Sono convinto che anche Yasser Arafat sapeva, anche lui fin da subito. Non ho prova alcuna, posso ipotizzare che siano stati eliminati forse per un equivoco. Qualcuno deve aver forse creduto che fossero “altro” da quello che erano. Forse Graziella e Italo hanno “solo” fatto il loro mestiere: è possibile che abbiano rivolto la domanda giusta alla persona sbagliata, o la domanda sbagliata alla persona giusta. Di sicuro c’è che il viaggio in Libano via Damasco lo organizza Nemer Hammad, rappresentante dell’OLP in Italia (anche lui deceduto). Ed è Al Fatah, la principale organizzazione dell’OLP guidata da Arafat, che offre a Graziella e a Italo una stanza all’Hotel Triumph; fornisce tutto il resto dell’aiuto logistico necessario, interprete compreso.

Hanno visto qualcosa che non dovevano vedere, hanno sentito qualcosa che non dovevano sentire? Hanno insospettito qualcuno che non ci pensa due volte a eliminarli? Qui si scivola nel terreno della spy story.

L’ambasciata italiana si allerta solo alla fine di settembre, e su sollecitazione della famiglia di Graziella. Ufficialmente solo a ottobre Giovannone viene incaricato di cercare di fare luce sulla scomparsa dei due giornalisti. Tutto molto anomalo. Come tanto altro, in questa misteriosa e complicata vicenda. I depistaggi non si contano.

Mi chiedo se abbiamo fatto tutto quello che si doveva e si poteva, almeno per sapere la verità. Una verità che sarebbe importante conoscere anche dopo tanto tempo. La risposta è no. Non l’abbiamo fatto.

Faccio il giornalista da cinquant’anni. E’ capitato di vederne e raccontare tante brutte storie: quasi tutte le stragi e i delitti di mafia, dal generale Dalla Chiesa in poi, Capaci e via D’Amelio compreso; sette di fanatici che in nome di deliranti credenze hanno tolto la vita a mogli e figli, poi si sono uccisi; qualche colpo di stato, il terrorismo di destra e di sinistra. Riesco a conservare un discreto controllo e lucidità, tuttavia confesso che uno dei servizi più difficili, che più emotivamente mi ha colpito è quando a casa dei De Palo, ho registrato un appello della mamma di Graziella, la signora Renata: lo sa che sua figlia è morta, non si fa più illusioni. Chiede solo di sapere dove, per avere la possibilità di portare un fiore sul luogo dove è sepolta. Parla a fatica, ripetiamo la registrazione più volte.

Una delle letture che più mette malinconia e insieme un sentimento di dolcezza e nostalgia, è “L’arrivo di Saturno”, il libro di Loredana Lipperini, dove si racconta l’amicizia di due ragazze, Graziella e Loredana appunto: il loro esser giovani e belle: con la voglia di fare le giornaliste, un giorno si affacciano al Partito Radicale, e poi… Poi accade quello che è accaduto.

 

di Valter Vecellio – Fonte: https://www.huffingtonpost.it/