La rivoluzione islamica iraniana fu una serie di sconvolgimenti politici e sociali, avvenuti nel periodo 1978-1979 in Iran, che trasformò la monarchia del paese in una repubblica islamica sciita, la cui costituzione si ispirava alla legge coranica (shari’a).
Il regime repressivo dello scià Mohammad Reza Pahlavi conobbe negli anni 1970 un’ulteriore involuzione. Nel tentativo di fare dell’Iran la potenza principale del Medio Oriente, lo Scià accentuò il carattere nazionalista e autocratico del suo regno, impegnando la maggior parte delle risorse economiche del Paese nella costruzione di un potente e modernissimo esercito e nell’autocelebrazione della monarchia. La sua politica di modernizzazione della società, in particolare la cosiddetta Rivoluzione bianca, gli valse anche la crescente ostilità del clero sciita, che pure lo aveva sostenuto nel 1953 nella crisi che lo aveva contrapposto al Primo Ministro nazionalista Mohammad Mossadeq.
Tutte le forze di opposizione al monarca – di ispirazione religiosa, nazional-liberale e marxista – si riunirono intorno alla figura carismatica dell’Ayatollah Ruhollah Khomeyni, confinato in esilio, prima a Najaf, in Iraq, poi a Parigi, per aver apertamente criticato lo scià fin dal 1963. Le proteste di massa iniziarono nel 1978 proprio in reazione ad un articolo della stampa di regime che dileggiava l’Ayatollah Khomeyni avviando una spirale di manifestazioni di protesta che portarono al blocco del Paese.
A guidare la guerriglia furono all’inizio i Fedayyin-e khalq (“volontari del popolo”) d’ispirazione marxista, che presto decisero di unirsi ai mujaheddin islamici per coinvolgere nella lotta sempre più ampi strati della popolazione ed allargare così le basi della protesta. Le forze di sinistra ritennero erroneamente di poter gestire e limitare il potere del clero in un paese ormai laico e moderno, dove l’applicazione della shari’a sembrava un’ipotesi lontana dal potersi effettivamente realizzare, ma il clero sciita divenne in breve tempo l’unico riferimento della rivolta esautorando i gruppi di ispirazione politica.