1968 – Il trattato di non-proliferazione nucleare viene siglato a Ginevra da circa sessanta nazioni


Il regime di non-proliferazione nucleare. Obiettivi, struttura e fattori di rischio

di Riccardo Alcaro

Il regime di non-proliferazione nucleare è un complesso variegato di trattati e organizzazioni internazionali, intese multilaterali non vincolanti, azioni coordinate tra stati, leggi e politiche nazionali.

Esso serve due obiettivi fondamentali: il contenimento del numero di stati in possesso di armi atomiche e la riduzione degli arsenali esistenti (disarmo). Il principale pilastro del regime è il Trattato di non-proliferazione nucleare (Tnp), in vigore dal 1970. Esso si fonda su un compromesso: in cambio della rinuncia ad esercitare l’opzione nucleare militare, le cinque potenze atomiche ‘ufficiali’ – Cina, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Unione Sovietica/Russia – hanno promesso di impegnarsi per il disarmo e di offrire cooperazione nel settore nucleare civile. Altri accordi e intese hanno di mira: la definizione a livello internazionale di comportamenti criminosi legati alla proliferazione; il controllo delle esportazioni di materiali ‘duali’ (di applicazione sia civile che militare); il contrasto ai traffici illeciti di materiali e tecnologie nucleari; la riduzione dei rischi derivanti dalla gestione dell’ex arsenale sovietico.

L’esistenza di tre potenze atomiche extra-Tnp – India, Israele e Pakistan – e la sostanziale mancanza di progressi nel processo di disarmo costituiscono le principali debolezze storiche del regime di nonproliferazione. Altri fattori di rischio emersi più di recente sono: l’insufficienza degli strumenti di verifica; l’assenza di meccanismi automatici di punizione delle violazioni; l’accresciuta disponibilità di materiali e tecnologie nucleari.

Il principale fattore di crisi del regime di non-proliferazione però è la crescente competizione tra gli obiettivi di non-proliferazione e quelli di politica estera di alcuni stati chiave, sia nucleari sia non-nucleari. Alla lunga questa competizione potrebbe risultare fatale per il regime di nonproliferazione.

Fonte: senato.it