1958 – Viene promulgata la Legge Merlin, che abolisce le case di tolleranza in Italia


La data del 19 settembre, che passa inosservata, è da ricordare in quanto alla mezzanotte di venerdì 19 settembre 1958 vennero definitivamente chiuse le cosiddette “case di tolleranza o chiuse”, altrimenti chiamate “casini”, “bordelli” o “lupanari”, in applicazione della Legge Merlin; evento immortalato nel 1959 da Mauro Bolognini nel film “Arrangiatevi” con Totò.
In questo paese pieno di ipocrisie, una delle peggiori ipocrisie italiane è proprio la Legge Merlin in quanto sono intollerabili i presupposti, e le finalità e insopportabili le conseguenze che ha causato in un paese che adotta la tattica dello struzzo, che finge di non voler sapere ciò che accade, nascondendo la testa sotto la sabbia.
Questa legge (la n. 75 del 20 febbraio 1958 promulgata dal Presidente Gronchi 60 anni addietro, che ha preso il nome dalla senatrice Lina Merlin) si proponeva di abolire la regolamentazione della prostituzione con la chiusura della case di tolleranza, e la introduzione dei reati di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
La Senatrice Merlin, che sembra essere nota esclusivamente per questa legge aveva già presentato nell’agosto del 1948 una prima proposta di legge, sembra su suggerimento di Umberto Terracini, che non ebbe seguito; all’epoca erano attive oltre settecento “case chiuse” e ufficialmente registrate circa tremila prostitute.
La legge Merlin non tocca la prostituzione volontaria, compiuta da donne e uomini maggiorenni e non sfruttati, che non può essere intaccata in quanto facente parte di scelte individuali legate alle libertà personali inviolabili, tutelate dagli articoli 2 e 13 della Costituzione.
Molto probabilmente, se non ci fosse stata la tutela costituzionale, pure la prostituzione volontaria sarebbe stata colpita e sanzionata, in quanto questa legge, più che regolamentare un fenomeno, intendeva colpire la prostituzione in maniera ideologica, con la presunzione di poterla non tanto regolare e regolamentare, ma abolire: pia illusione che viene continuamente a galla quando si discute del fenomeno prostituzione, anche sotto la spinta di rispettabilissime, pure se non condivisibili, teorie, portate avanti da chi si illude di poter, con una o più leggi, abolire un fenomeno vecchio quanto il genere umano e che, nato con l’uomo, è destinato a durare per l’eternità.
Ma vi fu, molto probabilmente, un altro motivo che spinse a varare questa legge, e cioè che, sempre ideologicamente, si tendeva a scardinare una legislazione voluta dal Regime fascista, della quale la regolamentazione della prostituzione faceva parte, Regime che faceva del gallismo, e della valorizzazione delle prestazioni sessuali maschili, uno dei pregi del maschio italiano, che rispondeva al prototipo dell’uomo forte, rude, deciso, volitivo, al quale tutto doveva sottomettersi, compreso l’universo femminile, che doveva essere sempre pronto e disponibile a sostenere ed assecondare le “voglie mascoline”, all’interno e all’esterno della famiglia; anzi era un vanto essere riconosciuti oltremodo validi, anche con la frequenza di quelle case che la legge Merlin fece chiudere.
Il tutto, ovviamente, spinto dalle Autorità ecclesiastiche che avevano nel Vaticano il riferimento e venivano da esso sollecitate: non era concepibile che la cattolicissima Italia, patria di Santi, Martiri, e guerrieri della fede, potesse avere dei luoghi nei quali ufficialmente andare a fornicare.
Con il risultato pratico di chiudere quelle case, abolire il giro che c’era intorno ad esse, abolire i controlli, anche quello sanitario, ai quali erano rigidamente sottoposti sia i tenutari delle case sia le professioniste del sesso, e lasciare che il fenomeno si autogestisse, come di fatti è avvenuto, e con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Generalmente si parlava, allora, di prostituzione femminile in quanto all’epoca non era concepibile quella maschile; era contro ogni principio morale e sociale che un uomo potesse avere rapporti omosessuali (qualche concessione veniva fatto alle donne) tant’è che sotto il regime fascista gli uomini che non avevano forti tendenze eterosessuali (cioè attratti esclusivamente dall’altro sesso) venivano bollati e, in tanti casi, emarginati (ricordiamo il bel film “Una giornata particolare” di Ettore Scola con Marcello Mastroianni e Sofia Loren); men che mai si parlava della donna che potesse prendere iniziative in quanto la figura della donna, all’epoca, era quella dell’angelo del focolare, sempre pronta ad accudire figli e mariti, e sempre disponibile nei confronti dei mariti allorquando questi erano desiderosi di “affettuosità”.
Ovviamente l’iter parlamentare per l’approvazione della legge fu fortemente ostacolato dai parlamentari contrari, appartenenti a vari schieramenti; gli oppositori avevano forti argomenti di critica, pure se tutti erano concordi ad eliminare gli odiosi fenomeni della induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione; quasi tutti sostenevano infatti che comunque, pure senza le case chiuse, la prostituzione dovesse essere regolamentata in quanto relegarla nell’ombra poteva essere peggio e avere conseguenze disastrose per la salute pubblica; fermo restando che la chiusura di quelle case certamente avrebbe portato all’aumento dello sfruttamento.
Lapidario fu il commento di Benedetto Croce (P.L.I.): “Eliminando le case chiuse non si distruggerebbe il male che rappresentano, ma si distruggerebbe il bene con il quale è contenuto, accerchiato e attenuato quel male”.
La Merlin puntava anche il dito contro i clienti dei bordelli, definiti “corrotti” e si augurava che venisse sviluppata una coscienza sessuale del cittadino, tramite lo sport, le attività aggregative giovanili affinché essi potessero tenersi impegnati anziché essere lasciati che, in ozio, affollassero i vicoli che portavano ai lupanari; le stesse considerazioni che pure oggi vengono argomentate per arginare altre devianze.
Alla fine la legge Merlin venne approvata con i voti DC, PCI, PSI, PRI; votarono contro Liberali, Radicali, Missini e Monarchici: i socialdemocratici in maggioranza furono contro e molti socialisti contrari per protesta abbandonarono il PSI; lo stesso Pietro Nenni fu riluttante fino alla fine minacciando addirittura di rendere pubblici i nomi di esponenti socialisti tenutari di case chiuse.
All’epoca della approvazione della legge le case registrate erano settecento e le “operatrici” circa tremila.
I risultati di questa odiosa legge sono sotto gli occhi di tutti.
Oggi in Italia si contano circa 9.milioni di clienti delle prostitute; il numero di esse, tra “lucciole” (quelle che esercitano in strada e si riscaldano con i falò, le “lucciole”) e “squillo” (quelle che esercitano in abitazioni, perciò “squillo”, sinonimo di campanello) non si conosce esattamente, ma si stima da 75/ a 120/mila di cui circa il 18.% transessuali; il 55% sono straniere; le minorenni sono il 37.%; le “lucciole” costituiscono il 65.%: quindi i 2/3 della prostituzione viene esercitata per strada; il giro di affari cresce di anno in anno, ed è di giunto a circa 4.miliardi l’anno (fonte Codacons), esentasse: se la prostituzione fosse legalizzata e tassata, renderebbe al fisco oltre 800.milioni di euro l’anno. Senza tener conto del parallelo mercato della droga che ruota intorno al mercato del sesso a pagamento; nessuno ha mai potute fare il calcolo di quante possano essere gli appartamenti nei quali esercitano le “squillo”.
Ottimi risultati, non c’è che dire!
Contro la Legge Merlin periodicamente si leva qualche scudo, ma tra proposte di legge annunciate e non concretizzate, referendum promossi ma senza che siano state raccolte le 500.mila firme previste (ultimo quello della Lega del 2015, del quale anche questo giornale, in un editoriale del 16 maggio 2015, diede notizia) tutto è fermo al 1958.
A nostro parere l’abolizione di questa perniciosa legge è cosa buona e giusta, e andrebbe finalmente fatta, in quanto darebbe la possibilità di affrontare definitivamente il problema per una seria regolamentazione della materia che, per le implicazioni che comporta, non può essere ancora lasciata all’autogestione oppure rimanere appannaggio della iniziativa individuale o, peggio, della criminalità.
Fino a quando la legge Merlin non sarà abrogata, continueremo a vedere lungo le strade le file di ragazze, molte delle quali minorenni, che si mostrano discinte per attirare i clienti, vittime di magnaccia o criminali, spesso schiave di chi le ha indotte a lasciare i loro paesi di origine per metterle sui marciapiedi e sottoporle ad ogni genere di sopruso e violenza.

Fonte: https://www.ulisseonline.it/opinioni/prostituzione-ed-ipocrisie-a-sessantanni-dalla-legge-merlin/