1938: l’annessione dell’Austria alla Germania nazista


 

Alla fine della prima guerra mondiale crollò il grande impero asburgico. Quel che rimase del grande passato era una piccola repubblica che corrispondeva geograficamente più o meno allo stato odierno dell’Austria. Ma questo nuovo stato, drasticamente ridotto rispetto al vecchio impero, non era molto amato dai suoi abitanti.

Infatti, tra i primi progetti del governo dell’Austria repubblicana e democratica ci fu la richiesta che l'”Austria tedesca” dovesse essere annessa alla Germania. Un trattato tra i due stati era quasi pronto per essere firmato e anche le nuove costituzioni dei due stati prevedevano l’unificazione. Ma i vincitori della guerra lo proibirono categoricamente. Due referendum (nel 1921) nelle regioni di Tirolo e di Salisburgo portarono a più di 99% a favore dell’unità, ma anche il voto popolare non servì a niente.

1919-1938 – vince il pressing violento dei nazisti:

Infatti, i motivi per essere orgogliosi del nuovo mini-stato austriaco non erano molti, anche perché i 19 anni tra la fine della guerra e il famigerato anno 1938 furono pieni di lotte politiche sanguinose tra socialdemocratici, austro-fascisti, cattolici e nazisti, delle volte vicine al limite della guerra civile. Soprattutto dopo il 1933, quando Hitler arrivò al potere in Germania, il pressing dei nazisti austriaci sul governo si fece sempre più forte.

Per contrastare il potere dei nazisti austriaci, che pretendevano, con crescente violenza, l’unione con la Germania, il Cancelliere austriaco Dollfuß nel 1932 installò un regime autoritario, mettendo così fine alla democrazia parlamentare. Ma con questo passo si scavò la propria tomba.

L’assassinio di Dollfuß e di molti suoi sostenitori da parte dei nazisti (25 luglio 1934), peggiorò ulteriormente la situazione interna dell’Austria. Dopo una lunga e durissima campagna politica, che comprese anche minacce di guerra da parte di Hitler, Arthur Seyß-Inquart, avvocato e fanatico seguace di Hitler, fu nominato Cancelliere d’Austria, l’11 marzo del 1938. Ma solo per un giorno: il suo unico atto da governatore fu quello di invitare l’esercito tedesco ad invadere l’Austria e a indire un plebiscito per confermare l’annessione del suo paese alla Germania nazista. Dopo si dimise e l’incarico di “Cancelliere dell’Austria” fu abilito.

12 marzo 1938 – le truppe naziste invadono l’Austria:

Quel giorno, le truppe naziste invasero l’Austria e arrivarono, senza incontrare nessun tipo di resistenza e senza dover sparare un colpo, in poche ore a Vienna. Furono accolte dappertutto con grande entusiasmo.

Gli austriaci giubilanti speravano in un miglioramento della loro situazione economica e vedevano nella potenza tedesca anche l’occasione per un riscatto dall’umiliazione della sconfitta del 1918. Molti vedevano in Hitler un connazionale, infatti Hitler è nato a Braunau (Alta Austria) e solo più tardi ha ottenuto la cittadinanza tedesca. Infine, non pochi austriaci erano nazisti e antisemiti convinti e avevano sognato questo momento da anni.

Il plebiscito del 10 aprile 1938:

Nel mese tra l’annessione e il plebiscito indetto sia in Germania che in Austria arrivò una seconda invasione, quella dei funzionari nazisti che scatenarono una campagna propagandistica che si fece sentire in ogni angolo della vita quotidiana. Bandiere, striscioni e manifesti con slogan e con la svastica comparvero in tutte le città sui tram, sui muri e sui pali; soltanto a Vienna furono affissi circa 200.000 ritratti del Führer in luoghi pubblici. Anche sulla corrispondenza comparve il timbro postale “Il 10 aprile il tuo sì al Führer”. I giornali e le radio che erano fermamente in mano nazista martellavano la popolazione austriaca con una continua propaganda per il “sì” e non vi fu nessuno spazio ufficiale per il “no”. La domanda sulla scheda era: “Sei d’accordo con la riunificazione dell’Austria con il Reich tedesco avvenuta il 13 marzo 1938 e voti per la lista del nostro Führer Adolf Hitler?”  La scheda per votare, con un grande “sì” e un piccolo “no”:

 

Naturalmente stravinse il “sì”: in Germania con il 99,60%, in Austria con il 99,71% dei voti. Questo plebiscito violò i più basilari concetti di democrazia e legalità del voto: la domanda a cui si doveva rispondere suggeriva già fortemente la risposta positiva (l’annessione era già avvenuta e si chiedeva solo la conferma), lo stesso fece la grafica della scheda (vedi sopra). Inoltre, gli ebrei, le persone “di sangue misto” e tutti quelli incarcerati per motivi politici o razziali, cioè complessivamente ca. l’8% della popolazione austriaca, erano esclusi dal voto.

Nonostante ciò, il risultato può essere considerato uno specchio abbastanza fedele di quello che pensava la grande maggioranza dei tedeschi e degli austriaci. Già a due settimane dall’invasione, le truppe tedesche potevano ritirarsi di nuovo in Germania, un’occupazione stabile dell’Austria non era necessaria.

L’entusiasmo degli austriaci sparisce presto:

Per Hitler il nuovo Reich unito non rappresentava affatto la conclusione di un sogno e l’inizio di un’era di pace. Per lui fu solo la prima tappa di un’escalazione che continuò, nello stesso anno, con l’annessione della Cecoslovacchia e nell’anno successivo con l’attacco alla Polonia, cioè con l’inizio della seconda guerra mondiale.

I nazisti tedeschi volevano la trasformazione dell’Austria in una provincia subordinata e la cancellazione di tutte le caratteristiche particolari dell’Austria. Gli austriaci dovevano diventare tedeschi, che lo volessero o no. Prima l’Austria fu chiamata “Ostmark” (Territorio dell’est), poi “Circoscrizione delle Alpi e del Danubio”. Il nome tradizionale “Österreich” (Austria) fu ufficialmente abolito dietro minaccia di sanzioni.

Nella sua Storia dell’Austria Stephan Vajda scrive: “La prassi quotidiana del nazionalsocialismo si abbatté sull’Austria in tutta la sua cruda rozzezza. Il regime di Hitler, visto da vicino, non si rivelò né ricco di beni materiali o spirituali, né progressista e promettente. Il duro ordine militare tedesco era esattamente l’opposto della mentalità austriaca che per giunta veniva apertamente derisa dai superuomini germanici.” .

Hitler aveva bisogno degli austriaci per la sua guerra che iniziò appena un anno dopo l’annessione dell’Austria. Ma quando gli austriaci furono trascinati nella seconda guerra mondiale la loro iniziale euforia per l’annessione alla Germania era già svanita. Nei territori occupati i soldati austriaci si distinguevano spesso da quelli tedeschi per una maggiore umanità e indulgenza verso la popolazione. Quando la guerra finì la stragrande maggioranza degli austriaci spalancò le porte alle truppe alleate. Goebbels era furioso: “I sobborghi viennesi hanno innalzato in gran parte la bandiera rossa a favore dell’Armata rossa… Il Führer ha già imparato a conoscere i viennesi. Sono gentaglia ripugnante, composta da una mescolanza di Polacchi, Cèchi, Ebrei e Tedeschi.”

Quegli otto anni del regime nazista in Austria sono bastati a distruggere per sempre il sogno pan-germanico degli austriaci e dei tedeschi. Oggi non c’è più nessuno, né in Austria né in Germania, che ci vuole riprovare. Ed è sicuramente un bene, per tutti e due i popoli.