19 NOVEMBRE – 1969 – L’agente Antonio Annarumma diventa la prima vittima degli Anni di piombo in Italia.


Di Gianni De Iuliis

Antonio Annarumma è stato un poliziotto italiano in forza al Terzo Reparto Celere, rimasto ucciso a 22 anni mentre prestava servizio durante una manifestazione indetta dall’Unione Comunisti Italiani (marxisti-leninisti) e dal Movimento Studentesco.

La ricostruzione dei fatti della magistratura è corroborata da fotografie in cui si vedono alcuni manifestanti nei pressi di un cantiere raccogliere e lanciare dei tubolari d’acciaio contro i mezzi della polizia. Un tubo colpì l’agente Antonio Annarumma, penetrandogli nel cranio, causandone una morte pressoché istantanea: il mezzo che guidava, senza più controllo, andò a urtare contro un altro. La magistratura accertò che i tre agenti che erano a bordo con Annarumma dichiararono di aver visto il tubolare colpire il collega. L’autopsia riscontrò una ferita di sezione circolare di circa 50 millimetri con penetrazione fino a metà cranio della vittima. Il diametro dei tubolari che la polizia dichiara di aver raccolto sul luogo degli scontri era di 48 millimetri.

La ricostruzione dei manifestanti imputò invece la sua morte allo scontro tra i due automezzi della polizia. La ferita mortale di Annarumma, secondo questa ricostruzione, sarebbe stata prodotta dalla guida di ferro sporgente che si trova al lato dell’intelaiatura del vetro del veicolo. Alcune fonti accreditano l’esistenza di un filmato, mai realmente visionato, che, secondo quanto riportato da alcuni giornali del periodo, sarebbe stato girato da una troupe francese e farebbe emergere con chiarezza questa diversa ricostruzione. Il materiale sarebbe tuttavia scomparso dall’archivio televisivo nel quale sarebbe stato depositato. Agli atti dell’inchiesta esiste una foto, non un filmato.