Nella primavera il costo del pane è aumentato da 35 a 60 centesimi. Alla fine del mese di aprile si accendono le prime rivolte: in Romagna, poi in Puglia, a Firenze e in altri luoghi.
A Milano il 6 di maggio agenti della polizia arrestano, nel corso di una agitazione, alcuni operai della Pirelli; verso sera, durante i tumulti davanti alla questura, due dimostranti restano sul selciato.
Il giorno seguente le organizzazioni operaie dichiarano lo sciopero generale e i milanesi scendono nelle strade. Poiché i questurini non sono sufficienti, la cavalleria viene incaricata di riportare l’ordine. Ma l’ordine non torna, non c’è verso. In molti quartieri popolari vengono alzate le barricate. Nel pomeriggio del 7 maggio il Governo decreta lo stato di assedio affidando il comando della piazza al generale Fiorenzo Bava Beccaris. Altri morti si aggiungono ai primi.
L’8 maggio è domenica, Milano è insorta come cinquanta anni prima contro gli austriaci, solo che stavolta nobili e borghesi stanno dall’altra parte. Il generale comandante ordina di sparare sulla folla. Col cannone ad alzo zero.
Il giorno 9 la rivolta viene gradualmente sedata; nel pomeriggio i bersaglieri espugnano l’ultima barricata in largo la Foppa.
Un bilancio della rivolta non c’è. Per le autorità i morti sono un centinaio e circa quattrocento i feriti; altri osservatori parlano di cifre doppie o triple. Ancora oggi i numeri della strage restano ignoti.
Poco più di un mese dopo le tragiche giornate, al generale Fiorenzo Bava Beccaris viene concessa da parte di Umberto I la Croce di Grand’Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia e la nomina a senatore. Un riconoscimento, ma di segno opposto, gli è tributato nelle strofe di una celebre canzone popolare: “Il feroce monarchico Bava”.
Presso il Museo del Risorgimento delle civiche raccolte storiche è conservato l’archivio del generale. Il fondo è ricco di memoriali, corrispondenze e documenti sui moti del 1898, tra cui un nutrito gruppo di “Lettere di plauso, congratulazioni e ringraziamenti per i servizi resi nell’opera di repressione delle rivolte del maggio milanese”.
Fonte: Lombardia Beni Culturali