di Patrizia Orofino
Oggi è la giornata mondiale per la prevenzione contro i suicidi. Ogni anno 800,000 persone si suicidano e circa 20 milioni tentano il suicidio, secondo una statistica ONU del 2019. La tristezza degli eventi sul suicidio, portano a pensare a come affrontare una questione delicata e profondamente dolorosa per un individuo che, depresso oppure con problemi di tipo lavorativo o affettivo, causano lo sfociare di depressione e suicidio. Una delle cause, è la solitudine e dopo il covid la situazione soprattutto tra i giovani, è nettamente peggiorata. I social, fanno chiudere in se stessi, i nostri ragazzi in un mondo virtuale tutto loro. I giovani oggi sono fragili, sta a noi grandi stimolarli a trovare la strada facendogli capire che, vivere non deve fare paura e che, i problemi si affrontano e si superano. Oggi team di professionisti: psicologi e medici sono all’altezza di affrontare ed aiutare genitori, preoccupati di eventuali segnali di disagio del proprio figlio. Una situazione che, desta preoccupazione, riguardo a questo argomento, sono i quotidiani casi di suicidio in carcere. Detenuti in depressione, non hanno il giusto supporto per affrontare la realtà che vivono, spesso fatta di rountines sterili e senza finalità per la propria vita. Si, i programmi di studio con corsi di formazione in vari settori lavorativi all’ interno degli Istituti Penitenziari, ci sono e vengono organizzati sempre nell’ottica di una riabilitazione dei detenuti una volta scontata la pena; ma il malessere purtroppo resta e non viene sempre riconosciuto, anzi spesso viene sottovalutato. Il suicidio può essere evitato con un margine di attenzione da parte di tutti noi.