Un’organizzazione in difesa dell’umanità
Amnesty International è un’organizzazione non governativa internazionale fondata nel 1961. Essa si propone di combattere le violazioni dei diritti dell’uomo compiute da governi, da organi che ne dipendano e da singoli funzionari che abusino dei loro poteri. Nel 1977 è stata insignita del premio Nobel per la pace.
I DIRITTI VIOLATI
Anche se è vero che tutti gli Stati, aderendo alle Nazioni Unite, avevano accettato i principi espressi nel preambolo della Carta impegnandosi a “promuovere e incoraggiare il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”, nella pratica i governi non si sono mai ritenuti obbligati all’osservanza di questo impegno. Altri solenni documenti, a cominciare dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata all’unanimità nel 1948 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, specificarono che tra i diritti ritenuti connaturati alla persona umana erano da includere l’uguaglianza di fronte alla legge, la protezione contro gli arresti illegali e la tortura, la libertà di coscienza, di religione, di espressione e di associazione.
LA NASCITA DI AMNESTY INTERNATIONAL
Il gruppo di coloro che fondarono Amnesty International, in gran parte giuristi britannici, partiva tuttavia dalla constatazione che in numerosi Stati alcuni o tutti questi diritti erano spesso o sistematicamente violati senza che esistesse una qualsiasi sanzione per i governi o le autorità responsabili. Il rimedio poteva consistere soltanto nel denunciare le violazioni, portandole all’attenzione dell’opinione pubblica mediante notiziari, comunicati alla stampa, lettere aperte ai governi e alle organizzazioni internazionali. Perché avessero qualche effetto, le denunce dovevano tuttavia essere documentate su basi solide e non apparire politicamente orientate, nel senso che dovevano riguardare tutte le violazioni compiute, quale che fosse il regime politico o l’orientamento ideologico delle autorità responsabili. Specialmente la prima condizione ha presentato da sempre indubbie difficoltà. Negli Stati democratici, infatti, e in quelli in cui c’è una più o meno ampia libertà di espressione, eventuali violazioni dei diritti umani possono venire alla luce ed essere denunciate dalla stampa indipendente, dai partiti politici di opposizione o da altri enti, quali le chiese o le associazioni umanitarie. Gli stati dittatoriali e antidemocratici, invece, che più frequentemente e sistematicamente violano i diritti umani, negano che siffatte violazioni abbiano avuto luogo, rendendo più difficile l’intervento di Amnesty International.
I NUOVI OBIETTIVI
Con il tempo, Amnesty International ha allargato la sua sfera d’intervento, adoperandosi per la liberazione di tutti coloro che, ovunque nel mondo, fossero incarcerati non solo per le proprie opinioni politiche o religiose, ma per il colore della pelle, il sesso, l’origine etnica. Unica condizione è che non avessero fatto ricorso alla violenza o istigato a usarla.
Amnesty International ha lanciato campagne contro la pena di morte, il maltrattamento dei prigionieri (non soltanto quelli incarcerati per motivi di coscienza), per il rispetto delle convenzioni internazionali sui rifugiati, per impedire il loro rimpatrio in Stati in cui potessero correre il rischio di essere torturati, imprigionati, uccisi. Nel contempo si è rafforzato il segretariato, che ha sede a Londra, e sono state create delle sezioni in numerosi paesi del mondo. Sono anche stati fondati speciali ‘gruppi di adozione’ che prendono sotto la loro protezione alcuni detenuti incarcerati per motivi di coscienza.
IL PREMIO NOBEL AD AMNESTY
Amnesty International è stata talvolta accusata di non fare distinzioni tra i paesi in cui i diritti umani non sono rispettati a opera di funzionari corrotti (che sono chiamati a risponderne alle loro autorità) e quelli nei quali le violazioni sono un aspetto della politica governativa. D’altro canto, essa in molti casi si è scontrata con l’indifferenza, il silenzio o l’aperta ostilità dei governi maggiormente responsabili di violazioni dei diritti umani. Tuttavia il bilancio di tanti anni di attività di Amnesty International è tutto sommato positivo, come è stato riconosciuto anche dall’attribuzione del premio Nobel nel 1977.
di Alberto Indelicato foonte@treccani.it