Type to search

Algoritmo, la nuova dittatura. L’economia delle piattaforme

Share

Se una volta avete avuto necessità di fare un acquisto su Amazon, avete fornito i dati richiesti per la consegna della merce ordinata, ma nel contempo avete dato il via a quel processo detto di profilazione, un processo tramite il quale si costruisce in una nuvola digitale, a poco a poco, un vostro ritratto fatto di preferenze, gusti, orientamento politico ovvero di tutte quelle informazioni che la rete può raccogliere su di voi

di Renato Costanzo Gatti

La più recente dimensione raggiunta dall’economia ai nostri tempi, dopo l’economia della conoscenza, è quella dell’economia delle piattaforme.

Se una volta avete avuto necessità di fare un acquisto su Amazon, avete fornito i dati richiesti per la consegna della merce ordinata, ma nel contempo avete dato il via a quel processo detto di profilazione, un processo tramite il quale si costruisce in una nuvola digitale, a poco a poco, un vostro ritratto fatto di preferenze, gusti, orientamento politico ovvero di tutte quelle informazioni che, magari rispondendo su facebook ad un post, la rete può raccogliere su di voi.

Vi siete mai chiesti perché una società vi offre gratuitamente una applicazione tramite la quale potete, ad esempio, vendere on line tutto ciò di cui volete disfarvi e il tutto senza pagare alcuna commissione alla società che vi offre il servizio? Evidentemente lo scopo di quella società è di creare una raccolta di “profilature”, la più ampia possibile, per poterla utilizzare per le proprie campagne promozionali, oppure per rivenderne i diritti di utilizzo da parte di enti interessati, tra i quali nulla vieta che ci siano i partiti politici.

Subito dopo che avete fatto l’acquisto su Amazon o il post su Facebook, comincerete a ricevere e.mails che vi propagandano oggetti simili o complementari a quello acquistato o propongono siti dove seguire discussioni sull’argomento che avete trattato sulla rete. Il processo di profilazione fa di ciascuno di noi uno strumento classificabile in diversi target (età, reddito, orientamento politico, zona geografica, livello istruzione etc.) utilizzabili per le diverse finalità cui operatori economici o politici possono puntare.

Prevale evidentemente il fine commerciale, la selezione cioè dei consumatori cui rivolgersi con diverso approccio funzionale al target; la maggior parte di questi consumatori sono anche lavoratori o comunque persone operanti nel mondo del lavoro. Semplificando all’essenza, la profilatura serve a conoscere le preferenze del lavoratore affinché l’impresa orienti le sue scelte di prodotto da far lavorare al suo dipendente che, guarda caso, è il consumatore profilato. Nasce così la figura del prosumer prodotto della fusione delle parole producer e consumer, soggetto principe dell’industria della tracciabilità. Questa industria è lo strumento principe della società di controllo che, attraverso la profilazione, svolge l’esercizio del potere e del controllo non per vie esterne ma, partendo dall’interiorità di coloro i quali ne sono soggetti.

Su questi big data vengono costruite le piattaforme con l’ausilio dell’intelligenza artificiale che, tra le altre tecniche, sta sperimentando le tecniche legate ai qubit. I progressi che si stanno registrando in questo campo sono impressionanti, la capacità di elaborazione dei computer quantici lascia senza parole; un computer classico avrebbe bisogno di milioni di anni per trovare i fattori primi di un numero a 2.048 bit. I qubit possono eseguire il calcolo in pochi minuti.

Il fascino scientifico di questo mondo tecnologico viene introiettato dal prosumer così come dal senso comune, come un elemento neutrale, asettico, scientifico, praticamente indiscutibile, da assumere senza discutere e a cui adeguarsi con fiduciosa convinzione. La piattaforma, l’algoritmo diventano allora l’interlocutore “divinizzato” di ciascuno di noi, e, quando utilizzato nel mondo del lavoro, mette in relazione lavoratore e piattaforma, facendo così sparire la figura del “padrone”, che non appare più come figura antagonista ormai relegata nell’oblio. Scompare così la dialettica hegeliana del servo-signore.

(1. Continua)