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«Aiutateci a ritrovare Roman, silenzio da un anno». Rapito dalla madre, agente filorusso

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di Alessandra Vaccari fonte@ bresciaoggi.it/

L’ultima sua immagine, uno scatto con il telefonino. Roman che tiene in mano una farfallina, china la testa di lato e sorride. Poi più nulla. Roman è il bimbo di 6 anni figlio di un veronese d’adozione, che abita in provincia e della moglie ucraina, che subito dopo la nascita lo aveva portato nel Donbass e non aveva più voluto riportarlo a Verona. Da quasi due anni i nonni ed il papà del bambino lanciano appelli.

L’appello dei nonni

«Il presidente russo Putin è stato accusato di crimini di guerra e deportazione di minori. Tra quei bambini di cui si sono perdute le tracce c’è anche nostro nipote Roman, che la madre ucraina ha sottratto al padre. Roman è un cittadino italiano e nessuno riesce a riportarlo in patria», dicono i nonni Marcello e Angela. A distanza di un anno dall’inizio del conflitto Russia-Ucraina la situazione per il piccolo Roman è ulteriormente peggiorata, dopo cinque anni di guerra nel Donbass, dove ha sempre vissuto a Donetsk, oggi si trova a vivere una fase ancora più critica, vive una situazione di forte disagio e pericolo. «Abbiamo scoperto che la mamma del piccolo lavorava nei servizi segreti ucraini e poi è passata dall’altra parte quindi lei è un obiettivo sensibile, è diventata nemico del popolo, di conseguenza anche nostro nipote lo è», dicono i nonni del bimbo Marcello ed Angela, che da anni lottano in tutte le sedi per poter recuperare il bambino, il cui babbo abita in provincia di Verona. Il bambino è costretto a continui spostamenti, la carenza di acqua e luce è cronica, purtroppo Roman continua a vivere una guerra condivisa dalla madre, ma che non è la sua.

 

«Malgrado l’interessamento del console italiano in Ucraina e i vari tentativi fatti da noi anche con l’aiuto di politici locali la posizione della madre si è ulteriormente irrigidita, azzerando totalmente i contatti da circa un anno. A tuttora non sappiamo dove Roman sia e con chi viva», dicono i nonni che si sono rivolti al Papa che per il bambino aveva chiesto una preghiera, ma anche al Presidente della Repubblica Mattarella.

«Ci appelliamo alla convenzione sui diritti dell’infanzia approvata dall’assemblea delle Nazioni Unite il 20/11/1989 e ratificata dall’Italia il 27/05/1991 Legge n.176. Ci rivolgiamo ancora una volta a testate giornalistiche, istituzioni, personalità della cultura, dello spettacolo e chiunque voglia prendersi cura del piccolo Roman. Noi riceviamo notizie frammentarie da persone che rischiano la loro vita fornendoci queste informazioni. Fino ad un anno fa facevamo qualche video chiamata con il piccolo, che non parla italiano, per scelta della madre, poi nemmeno quella ed i numeri di telefono risultano bloccati. Noi continueremo la nostra battaglia finchè avremo fiato, non passa giorno in cui non pensiamo a Roman e siamo molto preoccupati per la sua sicurezza ed anche per la sua salute. Come può crescere spensierato un bambino costretto a vivere in un Paese in guerra, da adulto cercherà suo padre o crederà di essere stato abbandonato?»..