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Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile OBIETTIVO 14: VITA SOTT’ACQUA

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Servono programmi per prevenire e ridurre ogni forma di inquinamento marino, gestire in modo sostenibile e proteggere l’ecosistema marino e costiero, ridurre al minimo e affrontare gli effetti dell’acidificazione degli oceani, anche attraverso una maggiore collaborazione scientifica su tutti i livelli, regolare in modo efficace la pesca e porre termine alla pesca eccessiva

di Gianni De Iuliis

L’obiettivo n. 14 dichiara che entro il 2030 bisogna conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.

Gli oceani del mondo influenzano i sistemi globali che rendono la Terra un luogo vivibile per il genere umano. L’acqua piovana, l’acqua che beviamo, il meteo, il clima, le nostre coste, molto del nostro cibo e persino l’ossigeno presente nell’aria che respiriamo sono elementi in definitiva forniti e regolati dal mare. Nel corso della storia, gli oceani e i mari sono stati e continuano ad essere canali vitali per il commercio ed il trasporto.Un’attenta gestione di questa fondamentale risorsa globale è alla base di un futuro sostenibile.

Gli oceani coprono i tre quarti della superficie terrestre, contengono il 97% dell’acqua presente sulla Terra e rappresentano il 99% di spazio, in termini di volume, occupato sul pianeta da organismi viventi; più di 3 miliardi di persone dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento; a livello globale, il valore di mercato stimato delle risorse e delle industrie marine e costiere è di 3 mila miliardi di dollari annui, ovvero circa il 5% del PIL globale; gli oceani contengono approssimativamente 200.000 specie identificate, ma i numeri reali potrebbero rientrare nell’ordine dei milioni; gli oceani assorbono circa il 30% dell’anidride carbonica prodotta dagli umani, mitigando così l’impatto del riscaldamento globale sulla Terra; gli oceani rappresentano la più grande riserva di proteine al mondo; le industrie ittiche marine danno impiego, direttamente o indirettamente, a più di 200 milioni di persone; i sussidi per la pesca stanno contribuendo al rapido esaurimento di numerose specie di pesce e stanno impedendo azioni tese a salvare e ripristinare le riserve ittiche globali e gli impieghi a esse collegati; il 40% degli oceani del mondo è pesantemente influenzato dalle attività umane, il cui impatto comprende l’inquinamento, l’esaurimento delle riserve ittiche e la perdita di habitat naturali lungo le coste.

Analizziamo come si sostanzia il goal n. 14 indicandone alcuni sub-obiettivi.

Entro il 2030 prevenire e ridurre in modo significativo ogni forma di inquinamento marino, in particolar modo quello derivante da attività esercitate sulla terraferma; gestire in modo sostenibile e proteggere l’ecosistema marino e costiero per evitare impatti particolarmente negativi; ridurre al minimo e affrontare gli effetti dell’acidificazione degli oceani, anche attraverso una maggiore collaborazione scientifica su tutti i livelli; regolare in modo efficace la pesca e porre termine alla pesca eccessiva, illegale, non dichiarata e non regolamentata e ai metodi di pesca distruttivi; aumentare i benefici economici dei piccoli stati insulari in via di sviluppo e dei paesi meno sviluppati, facendo ricorso a un utilizzo più sostenibile delle risorse marine, compresa la gestione sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo; aumentare la conoscenza scientifica, sviluppare la capacità di ricerca e di trasmissione della tecnologia marina.

Per quanto concerne il contesto italiano, il Rapporto ASviS raccomanda una gestione della pesca che coinvolga tutti i soggetti interessati e di tutelare efficacemente tutte le Aree marine protette. Nella Legge di Bilancio 2020, approvata a fine 2019, si è preso positivamente atto delle risorse destinate al Green New Deal nazionale e dell’istituzione di una Commissione per lo studio e l’elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi. L’Italia dovrà, inoltre, recepire entro il 28 giugno 2021 la Direttiva 2019/883 del Parlamento e del Consiglio europeo del 17 aprile 2019 relativa agli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi, che modifica la Direttiva 2010/65/UE e abroga la direttiva 2000/59/CE. Lo scopo della Direttiva è di “proteggere l’ambiente marino dagli effetti negativi degli scarichi dei rifiuti delle navi. Nel corso dell’ultimo decennio l’indice composito italiano relativo al Goal 14 mostra un andamento altalenante: migliora fino al 2015, grazie alla crescita significativa dell’indicatore relativo alle aree marine protette, per poi peggiorare sensibilmente negli ultimi tre anni, a causa dell’aumento dell’attività di pesca e del sovrasfruttamento degli stock ittici.

Chiudiamo con le proposte dell’ASviS su “Vita sott’acqua”.

«L’Italia deve gestire efficacemente il 100% delle Aree marine protette (Amp) e dei Siti di importanza comunitaria (Sic) marini italiani, in modo da eliminare il fenomeno dei “paper park” (aree aventi uno status di luogo protetto solo sulla carta, che secondo gli esperti necessitano di maggiori attività di protezione per arrestarne il degrado) e rispettare le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia, conseguendo il buon stato ecologico dei mari e colmando i ritardi rispetto alla Strategia marina europea; favorire la co-gestione sostenibile della pesca, promuovendo e sostenendo le esperienze della piccola pesca, basate sul coinvolgimento di pescatori, associazioni di categoria, istituzioni, enti di ricerca e associazioni ambientaliste; dare riconoscimento giuridico al Piano di azione regionale della Commissione generale della pesca in Mediterraneo, organizzazione regionale che fa parte della Fao e unisce 22 Paesi tra cui l’Italia. Il Piano ha come obiettivo prioritario la riduzione del cosiddetto “sforzo di pesca”, al fine di limitare l’impatto sulle risorse biologiche marine, supportare il settore della piccola pesca attraverso la promozione del pescaturismo, della trasformazione e della vendita diretta del prodotto ittico locale ai consumatori.».