La crescita economica non è sufficiente per ridurre la povertà se non si tratta di una crescita inclusiva e se non coinvolge le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: economica, sociale e ambientale. Per ridurre la disparità, le politiche dovrebbero essere universali e prestare attenzione ai bisogni delle popolazioni svantaggiate ed emarginate
di Gianni De Iuliis
L’obiettivo n. 11 dichiaraAgenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
OBIETTIVO 10: RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE
A oggi metà dell’umanità, vale a dire 3,5 miliardi di persone, vive in città, con una previsione che sforerà entro il 2030 il 60%. Il 95% dell’espansione urbana nei prossimi decenni avverrà nei Paesi in via di sviluppo. Attualmente 828 milioni di persone vivono in baraccopoli e il numero è in continuo aumento. Le città occupano solamente il 3 per cento della superficie terrestre, tuttavia sono responsabili del 60-80% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di carbonio. La rapida urbanizzazione esercita pressione sulle forniture di acqua dolce, sulle fognature, sull’ambiente e sulla salute pubblica
di Gianni De Iuliis
L’obiettivo n. 10 dichiara che entro il 2030 bisogna rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.
Le città hanno una funzione propulsiva e di stimolo per la nascita di nuove idee, per l’implementazione del commercio, per l’approfondimento culturale, per l’evoluzione scientifica, per l’innovazione tecnologica, per lo sviluppo sociale. La sfida è mantenere i centri urbani come luoghi di lavoro e prosperità senza danneggiare il territorio e le risorse, quindi diminuire il traffico, fornire i servizi di base, garantire alloggi adeguati, porre un rimedio al degrado delle infrastrutture, affinché le città possano offrire opportunità per tutti.
A oggi metà dell’umanità, vale a dire 3,5 miliardi di persone, vive in città, con una previsione che sforerà entro il 2030 il 60%. Il 95% dell’espansione urbana nei prossimi decenni avverrà nei Paesi in via di sviluppo. Attualmente 828 milioni di persone vivono in baraccopoli e il numero è in continuo aumento. Le città occupano solamente il 3 per cento della superficie terrestre, tuttavia sono responsabili del 60-80% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di carbonio. La rapida urbanizzazione esercita pressione sulle forniture di acqua dolce, sulle fognature, sull’ambiente e sulla salute pubblica. L’alta densità delle città può portare efficienza e sviluppo tecnologico, riducendo il consumo di risorse e di energia.
Analizziamo come si sostanzia il goal n. 11 indicandone alcuni sub-obiettivi.
Entro il 2030, garantire a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti e ai servizi di base e riqualificare i quartieri poveri; garantire a tutti l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile, migliorando la sicurezza delle strade, in particolar modo potenziando i trasporti pubblici, con particolare attenzione ai bisogni di coloro che sono più vulnerabili, donne, bambini, persone con invalidità e anziani; potenziare un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificare e gestire in tutti i paesi un insediamento umano che sia partecipativo, integrato e sostenibile; potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo; ridurre il numero di decessi e il numero di persone colpite e diminuire in modo sostanziale le perdite economiche dirette rispetto al prodotto interno lordo globale causate da calamità, comprese quelle legate all’acqua, con particolare riguardo alla protezione dei poveri e delle persone più vulnerabili; ridurre l’impatto ambientale negativo pro-capite delle città, prestando particolare attenzione alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti; fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e disabili; supportare i positivi legami economici, sociali e ambientali tra aree urbane, periurbane e rurali rafforzando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale; aumentare considerevolmente il numero di città e insediamenti umani che adottano e attuano politiche integrate e piani tesi all’inclusione, all’efficienza delle risorse, alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla resistenza ai disastri.
Per quanto concerne il contesto italiano, il Rapporto ASviS sottolinea che l’Italia è sotto la media Ue. Necessita d’investimenti in riqualificazione energetica, mobilità sostenibile e periferie. Nel 2019 la flessione dell’indice composito è spiegata dall’aumento dell’abusivismo edilizio, dal sovraffollamento delle abitazioni e dall’aumento dell’utilizzo dei mezzi privati per recarsi sul posto di lavoro. Nel 2020, come conseguenza della riduzione degli spostamenti, è aumentata considerevolmente la qualità dell’aria nelle città, ma l’emergenza sanitaria ha diminuito l’utilizzo dei mezzi pubblici. Questi due fenomeni contrastanti confermano le difficoltà nel valutare quale sarà la direzione presa dall’indicatore relativo a questo Goal nel 2020.
Chiudiamo con le proposte dell’ASviS su “Città e comunità sostenibili”.
«Per raggiungere l’obiettivo europeo della carbon neutrality al 2050 sono necessari interventi di riqualificazione energetica profonda del patrimonio edilizio, di sostituzione degli impianti di riscaldamento alimentati da combustibili fossili e di installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili; si propone di rendere strutturale l’incentivo fiscale del 65%, con lo sconto o la cessione del credito come con il superbonus, prevedendo una riduzione minima del fabbisogno energetico di almeno il 50% o il raggiungimento della classe energetica B per aiutare le famiglie a risparmiare. Anche il sismabonus va reso strutturale, con un credito di imposta fino all’80% delle spese sostenute; è necessario coordinare il “Programma straordinario per le periferie” (Legge n. 208 del 2015) di 2,1 miliardi di euro (in corso di attuazione) e il “Programma rinascita urbana” di 854 milioni di euro dal 2020 al 2033 (Legge n. 160 del 2019), facendovi confluire tutte le risorse dedicate al tema e seguendo un meccanismo di finanziamento stabile e continuativo di un miliardo di euro l’anno per 10 anni; in merito ai trasporti, da un’accurata analisi emerge il seguente fabbisogno finanziario: infrastrutture per il trasporto rapido di massa (33 miliardi di euro); rinnovo e miglioramento del parco veicolare dei trasporti pubblici (10,3 miliardi); mobilità elettrica (9,2 miliardi); ciclabilità, pedonalità, sicurezza ed intermodalità (7,6 miliardi); incentivi per l’acquisto di biciclette e mezzi di micromobilità (1,6 miliardi). In totale si tratta di 61,7 miliardi di euro in dieci anni finanziabili nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnnr); è indispensabile accelerare l’approvazione della legge in discussione al Senato contro il consumo di suolo».