AGI – È una vera e propria bussola che aiuta a comprendere dove è più opportuno destinare le risorse pubbliche in vista del raggiungimento di un determinato Obiettivo. Negli ultimi mesi i ricercatori della Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) hanno lavorato a fianco dei tecnici e dirigenti della Regione Autonoma della Sardegna per creare un modello di valutazione, in termini qualitativi, dei programmi operativi regionali nel contesto della Politica di Coesione in riferimento agli SDGs. È stato analizzato in che modo le politiche regionali e i programmi operativi possano incidere sui diversi Obiettivi definiti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
I Sustainable Development Goals (SDGs), gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, sono da tempo al centro dell’attività di ricerca della Fondazione Eni Enrico Mattei, con un focus sulla loro declinazione a livello territoriale. Il punto di partenza è stato un indice composito, l’SDSN Italia SDGs City Index, attraverso il quale è stato valutato il grado di implementazione dei diversi Goal individuati dall’Agenda 2030 per i soli comuni capoluogo di provincia in Italia.
La nuova sfida, dopo aver prodotto indici di sostenibilità su comuni, province, città metropolitane e regioni, è stata quella di sviluppare uno strumento molto più dinamico che permetta di individuare quanto i diversi provvedimenti adottati a livello locale siano in grado di impattare sui diversi Obiettivi dell’Agenda 2030. Si tratta, spiegano i ricercatori, di “un modello di valutazione e monitoraggio della sostenibilità – in termini di SDGs – dei programmi operativi cofinanziati dall’UE nell’ambito della Politica di Coesione”.
Tra i ricercatori di questo progetto vi sono la Prof.ssa Laura Cavalli della Fondazione Eni Enrico Mattei, think tank internazionale di ricerca che si occupa da sempre di sviluppo sostenibile e che nel corso degli anni ha sviluppato diversi strumenti quali l’SDSN Italia SDGs City Index, e l’Ingegner Sandro Sanna del Centro Regionale di Programmazione della Regione Autonoma della Sardegna, struttura che coordina a livello regionale la programmazione e l’utilizzo dei fondi strutturali. Il Centro Regionale ha messo a punto negli anni un sistema “in grado di mettere in correlazione le dotazioni finanziarie dei programmi e gli impatti ambientali, più precisamente gli effetti attesi sugli obiettivi di sostenibilità ambientale regionali derivanti dall’attuazione degli interventi sostenuti con le risorse dei programmi”.
La collaborazione tra FEEM e Regione Sardegna ha permesso di coniugare le esperienze e realizzare un sistema, simile a quello già implementato con gli SDGs per i capoluoghi, utile a comprendere come i fondi impegnati dai programmi operativi FESR e FSE 2014-2020 producano effetti sui diversi SDGs.
“Abbiamo sviluppato – dice Laura Cavalli – prima di tutto un metodo e poi lo abbiamo applicato alla Regione Sardegna. Questo contestualmente, perché le singole Regioni erano chiamate a dotarsi di una Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile. Si tratta dunque di un’applicazione regionale, non riferita ai singoli capoluoghi. Il punto di forza del nostro lavoro è stato quello di lavorare da un lato sulla Politica di Coesione, con tutti i relativi 143 campi di intervento, e dall’altro di intersecarne gli ambiti con i 169 target dell’Agenda 2030.
A livello di immagine abbiamo consultato e popolato di pesi 17 matrici (rappresentanti i 17 Goal dell’Agenda), ognuna delle quali composta dai 143 campi di intervento e dai propri target. Forti poi sia della competenza della Fondazione in merito alle città e al modo di identificare e utilizzare gli indicatori in riferimento ai target dell’Agenda 2030, sia dell’esperienza di quantificazione di peso delle diverse voci per quanto riguarda la Valutazione Ambientale Strategica della Regione Autonoma della Sardegna, il gruppo di lavoro ha deciso di sviluppare un progetto congiunto. L’obiettivo che ci siamo posti è stato quello di quantificare il contributo della Politica di Coesione dell’Unione europea all’Agenda 2030”.
“Alla fine – continua Laura Cavalli – abbiamo strutturato le matrici in modo tale che ci permettessero di considerare i singoli impatti che ciascun campo di intervento ha nei confronti dei singoli target. Per esempio, per analizzare un investimento nel settore autostrade possiamo capire quanto questo investimento sia atto a raggiungere la finalità di Politica di Coesione contestualmente ai target dell’Agenda 2030. Quindi costruire un’autostrada che impatti può avere sul Goal 1 o sul 2?”.
“Il lavoro – conferma Sandro Sanna – che come si può intuire è stato decisamente ingente e impegnativo, ha coinvolto sinergicamente diverse strutture organizzative e ha dotato la Regione di uno strumento innovativo grazie al quale, aggregando questi coefficienti costruiti raggiungendo un livello di approfondimento adeguato, è possibile ottenere una valutazione qualitativa molto rappresentativa di come la spesa si stia orientando. Questo vale sia per le scelte, quindi per le opzioni strategiche in fase di programmazione, ma anche, più a valle, per il monitoraggio e quando la spesa si è già realizzata, anche per la fase di valutazione ex post. Ci sono azioni che hanno impatti diversi e i fattori che possono influenzare questi impatti possono essere complessi da determinare. Siccome la base di riferimento è quella economico-finanziaria, cioè di risorse allocate nei vari campi di intervento dei fondi, noi siamo in grado, attraverso questo modello qualitativo collegato alla spesa, di fare delle valutazioni relative alla sostenibilità delle azioni intraprese. Ciò non indica se una Regione sia più sostenibile di un’altra, per questo ci sono indicatori specifici, ma è possibile trarre indicazioni sulla possibilità di intervento per poter orientare le opzioni strategiche verso quelle più sostenibili. Questo è sicuramente uno strumento che, per la mia esperienza, in campo nazionale, ma probabilmente anche in campo europeo, è certamente poco sviluppato se non addirittura unico”.
“Indipendentemente dall’applicazione alla specifica Regione – conclude Laura Cavalli – quello che abbiamo sviluppato è uno strumento utile anche per fornire indicazioni alla Commissione europea e per garantire un approccio armonizzato alla sorveglianza delle spese connesse all’Agenda 2030 in diverse politiche dell’Unione. Adesso si sta andando nella direzione del Green Deal, del Recovery Fund, tutte operazioni centrali per lo sviluppo sostenibile. Questo può essere un metodo utile per capire se lo strumento specifico riesca ad andare nella direzione coerente con i criteri di sostenibilità posti dall’Agenda 2030”.
Articolo realizzato in collaborazione con la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM)