Alzi la mano chi almeno una volta non ha beccato Radio Maria mentre, in automobile, cercava le partite di campionato. Altro che clamoroso al Cibali: rosari, messe, salmodie e – naturalmente – preghiere. Senza soluzione di continuità, e persino con qualche fenomeno d’imitazione: le buone idee finiscono ineluttabilmente per essere scopiazzate.
Dietro a tutto questo c’era – oltre a quella divina – la mano di un uomo che è appena tornato, raggiunti i 90 anni, dal suo Editore di riferimento tra due ali, per dirla con le parole dei suoi più stretti collaboratori, osannanti di folla.
Non ci sbilanciamo a riguardo: non ne abbiamo la competenza e soprattutto certe espressioni ci fanno tornare in mente che il suddetto Editore fu plaudito dalla folla osannante egli stesso, ma della folla è meglio non fidarsi mai troppo. Nemmeno di quella dell’alto dei cieli.
Comunque auguriamo ad Emanuele Ferrario che ne vengano riconosciuti i meriti, che indubitabilmente ci sono. Se non altro, ma c’è dell’altro, come imprenditore della comunicazione.
Non è da tutti riciclarsi a 56 anni: età in cui si pensa solitamente alla pensione in arrivo. Lui a quell’età fu toccato dalla vita, che gli portò via la moglie. Ma alla vita decise di fare un gran dispetto, cambiandola da capo a piedi. Produceva formaggio, aveva la fabbrichetta (e non può essere altrimenti, trattandosi di un varesotto) ed un certo benestare. Disse: faccio quel che voglio. E lo fece.
Lo nominarono, in base alla stima personale perché la competenza era tutt’altra, responsabile di una emittente radiofonica parrocchiale in quel di Erba. Era il 1986, da dieci anni e passa l’etere lo avevano liberalizzato per legge, e Ilona Staller – ci venga perdonato l’accostamento – aveva già smesso di furoreggiare su Radio Luna mentre Radio Popolare a Milano dettava ancora la linea.
I colossi nazionali del privato dell’oggi o non erano ancora nati, o trasmettevano a malapena i primi vagiti. Linus, Dj Francesco, Amadeus: dei pivelli.
In altre situazioni, in altre mani quella flebile voce cattolica sarebbe finita persa nel nulla dei campi concimati della pianura; oppure sarebbe finita del tutto. Ma Ferrario aveva altri progetti, e come un altro imprenditore di origini brianzole che aveva iniziato da Telemilano, prese il poco che aveva e lo trasformò in una potente macchina da guerra.
Certo, i numeri non sono gli stessi, almeno in Italia, ma se oggi Radio Maria trasmette in 60 paesi in tutto il mondo, questo nemmeno Berlusconi è riuscito ad ottenerlo. Quando provò a sbarcare in Francia con la Cinq, per dire, non gli andò mica tanto bene.
Il segreto del successo di Radio Maria, oggi piccolo ma ben piantato impero sovranazionale, sta tutto in tre parole: pubblico di nicchia. Da buon imprenditore, Ferrario sapeva bene che è inutile pensare di far concorrenze ai giganti, per cose che non interessa nemmeno trasmettere.
Chi ti ascolta vuole una certa offerta? Eccola servita. Nacque un palinsesto che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque, in quella pletora di massmediologi, giornalistoni e accademici che solitamente pontificano di fruizione della notizia, target e mission della comunicazione.
Formaggio, signori, formaggio: se c’è fame di formaggio, quello Bisogna dare. Ecco perché quel palinsesto funzionò fin dal primo giorno: semplice e genuino. Mica doveva andare a genio a tutti; ma per gli estimatori del genere si trattava di una vera e propria manna dal cielo.
Per capire cosa sia il palinsesto di Radio Maria, diamo conto di quello che avrebbe dovuto essere la programmazione odierna, stravolta poi dalla notizia del lutto: Mezzanotte, Santo Rosario con Benedetto XVI; 00:27, Catechesi: La tentazione, conduce Padre Livio; 01:50, I Santi Moderni, condotto da Padre Blandino; 02:50, Rosario da Medjugorje – Coroncina della Divina Misericordia; 03:40, Dialogo della Divina Provvidenza; 04:30, I Dieci Comandamenti, con Padre Livio; 05:45, Rosario con San Giovanni Paolo II . Infine (ma è un artificio retorico: siamo ancora alla programmazione antelucana) Padre Pio – Mistero Gaudioso.
Ci è capitato di sentire più di una volta qualche giornalistone laico e conformista lasciarsi andare ad una risatina, nel leggere i titoli di certe trasmissioni, sostenendo che si trattasse di roba degna di Telescasazza, la televisione di Frate Frassica ai tempi di “Quelli della Notte”. Sublime stupidaggine: a chiudergli la bocca ci sono, innegabili, anni ed anni di rafforzamento dell’emittente, che dai primi passi in quel di Erba ora ha redazioni, speaker, giornalisti e strutture. Certe cose mica te le inventi, se non sei capace.
Quanto ai giornalisti, ne conoscemmo uno ai tempi di un corso di aggiornamento. Inutile dire che era un sacerdote. Ma era anche un giornalista, e cercammo diabolicamente di farci raccontare. In realtà fu molto abbottonato, ma si capiva che un altro dei segreti del successo era il carattere non sempre accomodante del Fondatore. Meglio non farlo arrabbiare.
Se non fosse così, Ferrario non avrebbe ottenuto nulla o quasi. Invece la sua riuscita è stata grande, talmente grande che qualche volta gli si è persino ritorta contro. Conosciamo infatti una vecchietta che, convinta di ascoltare Radio Maria, per mesi e mesi ha sintonizzato il suo apparecchio su Virgin Radio. Omnia munda mundis. Dj pivelli, è la vostra rivincita.
Peccato che quella anziana signora sappia benissimo distinguere, se non tra Tiziano Ferro e Monteverdi, almeno tra Padre Pio e Francesco Repice. Perché, se così non fosse, almeno qualche partita di campionato, in auto, qualcuno potrebbe sentirsela in pace. In santa pace.
Vedi: Addio Emanuele Ferrario, imprenditore nell'alto dell'etere
Fonte: cronaca agi