Gianni Minà, uomo simbolo del giornalismo italiano, libero e colto, diventa famoso in tutto il mondo, per una intervista di sedici ore a Fidel Castro, nel 1987. Dal documentario viene tratto un libro che si intitolerà:
“Fidel racconta Il Che”
Anna La Mattina
Gianni Minà ci ha lasciati lunedì 27 marzo, ad 84 anni, dopo una breve malattia che ha coinvolto il suo cuore; ci lascia con in bocca il sapore amaro di un tempo tanto controverso quanto pericoloso, un mondo sconvolto da una guerra che potrebbe rivelarsi letale, per noi occidentali. Un mondo che lui ha raccontato con passione e spessore culturale, di cui fu capace, spaziando dalla politica allo sport, dagli eventi anche straordinari ad interviste epocali ad uomini che hanno fatto la storia dell’umanità: immortalandoli per sempre in quelle pagine, Gianni Minà, contestualmente, ha scritto anche la sua di storia: giornalista serio e professionale, al contempo capace di appassionarsi alle storie che raccontava, agli uomini e alle donne che ha intervistato, tanto da lasciare un segno indelebile nella storia del giornalismo televisivo italiano, ma anche in quello cartaceo.
Torinese di nascita, Minà ha iniziato la sua carriera come giornalista sportivo, nel 1959 a “Tuttosport”, la testata giornalistica di cui successivamente divenne il direttore, dal 1996 al 1998. Debutta in RAI nel 1960, collaborando alla realizzazione dei Giochi olimpici di Roma. Pian piano la sua preparazione fa sì che emerga da lui un professionista eclettico, non è più di settore ed il suo giornalismo prende la piega dell’inchiesta, occupandosi di grandi temi etici e politici, che caratterizzarono il suo tempo, in particolare gli anni ‘/0, ’80 e ’90.
Ha curato diverse rubriche prestigiose, come TV7, “AZ, un fatto come e perché” e “Gulliver”, anche “Dribling” e “Odeon”. Nel 1965 realizza, con Renzo Arbore e con Maurizio Barendson, “L’altra domenica”.
Nel 1972 viene assunto al TG2, diretto da Andrea Barbato; nel 1981 viene insignito del Premio Saint Vincent, come miglior giornalista dell’anno.
Collabora con Giovanni Minoli a “Mixer” e debutta come conduttore di un programma, che si chiama “Blitz”, riscuotendo un ottimo successo su Rai 2, anche grazie alle interviste che qui realizza, con personaggi del calibro di Eduardo De Filippo, Federico Fellini, Jane Fonda, Enzo Ferrari, Gabriel Garcia Marquez, Muhammed Alì.
Nella sua carriera ha seguito otto mondiali di calcio, sette olimpiadi e tantissimi mondiali di calcio di Pugilato.
Nel 1987 Gianni Minà diventa famoso, in tutto il globo, per avere realizzato una intervista lunghissima, una maratona di 16 ore, con Fidel Castro, eroe insieme a Che Guevara, della Rivoluzione cubana.
A questo si aggiunge l’uomo che ha rappresentato i valori della libertà di parola e di pensiero, per un giornalismo libero, mai prezzolato e asservito a nessun potere.
Grave lutto per l’Italia, che ha perso uno dei suoi figli migliori, simbolo di Democrazia che si coniuga con la cultura, presupposto per la vera libertà: quella interiore di ogni essere umano, che non ha vissuto invano la propria esistenza!
Addio Gianni…! Ci lasci ciò che sei stato .. e che sarai per sempre, nel ricordo offerto alle giovani generazioni di studenti, giornalisti, a chiunque voglia seguirti ed imitarti nella nobile arte del “fare informazione”, per offrirla al pubblico, ai cittadini che altrimenti sarebbero ignari di tutto.
Cinisi, 29/03/2023