AGI – Le banche centrali al momento stanno in stand by, in vista degli appuntamenti di settembre, quando soprattutto la Bce e la Fed aggiusteranno i rispettivi ‘bazooka’. Sui tassi tutte le banche centrali hanno già sparato lo loro cartucce, cioè sono già ai minimi storici. La Bce e la Boj li hanno già in parte portati in negativo, la Fed non intende farlo e oggi anche la Boe ha chiarito che non lo farà.
Per il resto Fed, Bce, Boj e Boe sono tutte in allerta, nel senso che sono pronte a intervenire, se qualcosa dovesse andare storto nella ripresa dell’economia. Su questo fronte la più sotto pressione è la Fed, visto che l’economia americana è quella più rischio, perché la seconda ondata di contagi negli Usa è già partita, mentre in Europa si potrebbe verificare con la fine dell’estate e con l’arrivo della stagione fredda. La Fed è dunque la banca centrale più in allerta, ma anche la Bce sicuramente non abbasserà la guardia a settembre.
Il prossimo direttivo della Bce è previsto per il 10 settembre, mentre il Fomc della Fed è in agenda per il 15-16 settembre. Le mosse delle due principali banche centrali dipenderanno dall’andamento delle rispettive economie. Il secondo trimestre è stato un disastro senza precedenti, con un calo del 32,9% del Pil negli Usa e del 12,1% nell’Eurozona, con punte di -22% in Spagna, -19% in Francia e -17 in Italia.
Per il terzo trimestre, grazie alle riaperture l’Europa è sicuramente avvantaggiate rispetto agli Stati Uniti, che rischia ricadute più forti a causa della seconda ondata di coronavirus e dei nuovi lockdown, anche se la situazione è piena di incertezze un po’ ovunque, come dimostrano gli indici anticipatori Pmi di luglio, relativi all’inizio del terzo trimestre tornati in espansione, sopra i 50 punti in Europa e a 50 punti negli Usa. –
A settembre Fed e Bce dovranno ricalibrare i rispettivi bazooka, la cui portata in questo momento è impressionante. Il bilancio della Fed si aggira sui 7.000 miliardi di dollari e si basa essenzialmente sull’acquisto di titoli di Stato e di Mortgage backed securities, mentre quello dello Bce, quantitativamente è perfino più grande, intorno ai 6.000 miliardi di euro, ma qualitativamente è molto diverso, perché è stato in gran parte composto di prestiti alle banche, i Tltro, che ora però sono agli sgoccioli.
Adesso il grosso degli acquisti riguarda il vecchio Qe da 20 miliardi di euro al mese e soprattutto i 1.350 miliardi del Pepp, il cosiddetto Qe pandemico, che riguarda soprattutto l’acquisto di titoli di Stato e che ha ancora una portata di fuoco molto ampia, perché è stato programmato fino al giugno 2021 e rispetto al quale la Bce ha ancora 910 miliardi di euro da spendere. In pratica, a settembre, la Bce, dovrà solo calibrare la spesa settimanale del Pepp in base ai dati macro dell’economia.
Fino a fine giugno gli acquisti erano stati di 26 miliardi a settimana, mentre da luglio sono invece calati a 19 miliardi a settimana, perché c’è stata meno pressione sugli spread. A settembre si vedrà. Il compito della Fed invece è più complicato. La Federal Reserve compra molti titoli di Stato a abs. Finora ha previsto di acquistare 80 miliardi di dollari al mese di Treasury e 40 miliardi di dollari al mese di abs. In realtà attualmente comprano intorno ai 40 miliardi di dollari al mese. A settembre potrebbe aumentare il ritmo di questi acquisti, per dare un segnale al mercato.
La Federal Reserve sta anche completando una revisione della sua policy e potrebbe annunciare presto un nuovo schema che l’impegnerà per anni a mantenere dei tassi bassi, al fine di perseguire un programma di inflazione più alta e un ritorno a un quadro di piena occupazione, che la pandemia sta gravemente danneggiando.
Lo ha recentemente riferito la Cnbc, rifacendosi a recenti dichiarazioni di funzionari della Fed, secondo le quali la Fed si appresterebbe a preparare un target mirato di “inflazione media”, in base al quale un’inflazione al di sopra del normale obiettivo del 2% della banca centrale sarebbe tollerata e persino desiderata. Per raggiungere tale obiettivo, la Fed si impegnera’ a non aumentare i tassi di interesse fino a quando non saranno raggiunti gli obiettivi di inflazione e occupazione.
Con l’inflazione ora più vicina all’1% e il tasso di disoccupazione superiore a quello della Grande Depressione, è probabile che la Fed potrebbe aver bisogno di anni per raggiungere i suoi obiettivi. Queste iniziative politiche potrebbero essere annunciate a settembre. Tuttavia il presidente della Fed Jerome Powell in proposito si e’ mantenuto molto nel vago e ha detto soltanto che un esame annuale della comunicazione e dell’attuazione delle politiche si concludera’ “nel prossimo futuro”.
Nell’ambito della revisione della sua strategia di politica monetaria, la Bce non ha escluso la possibiltà di rivedere il target di inflazione, che attualmente è fissato vicino e poco al di sotto del 2%. Secondo gli analisti a settembre non se ne parlerà, mentre è possibile che la questione si ponga dopo giugno del 2021. È invece possibile che a settembre la Bce possa rialzare la remuneratività della liquidità che le banche sono obbligate a depositare presso l’istituto di Francoforte e che attualmente è soggetta a tassi negativi. E questo potrebbe essere deciso per favorire la remuneratività delle banche.
Vedi: A settembre Bce e Fed calibreranno i loro "bazooka"
Fonte: economia agi