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A Roma ‘Innamòrati di Te’, arti, scrittura e immagine contro violenza su donne

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La celebrazione della forza femminile e la bellezza delle donne per contrastare il femminicidio. È questo il messaggio che vuole dare l’evento ‘Innamòrati di Te’, in programma a Roma presso la Galleria d’arte Pavart. “Da quasi dieci anni Codere Italia, multinazionale di riferimento nel settore del gioco legale, è impegnata a tenere sempre acceso un faro sul dibattito e sul contrasto alla violenza di genere -spiega Imma Romano, direttrice Relazioni Istituzionali di Codere Italia e Ambassador Stati Generali delle Donne-n questa occasione vogliamo proporre l’arte e la bellezza come chiavi per sensibilizzare l’opinione pubblica ed invitare a diventare parte attiva di un importante processo culturale”.

L’arte, da sola, non risolverà il dramma della violenza contro le donne ma può essere un mezzo per ispirare azioni concrete e sostenere organizzazioni e movimenti. “La cultura e la creatività sono strumenti chiave di costruzione di senso, di cittadinanza attiva, di comunità -sottolinea Gioia Farnocchia, assessora alle Politiche Culturali, Politiche dello Sport, Promozione del Benessere del Cittadino, Politiche di Genere e Pari Opportunità del XII Municipio Comune di Roma-. Per lottare contro la violenza di genere serve per prima cosa la costruzione di una nuova Weltanschauung, una nuova visione del mondo che trovi le radici in una cultura collettiva che promuova la parità di genere, il rispetto e la valorizzazione delle diversità e le pari opportunità. Per questo sono molto felice di partecipare a questa iniziativa, che pone la scrittura e l’immagine come fili di una trama tesa alla riappropriazione positiva dell’immagine del sè, di cui ci si (ri)innamora attraverso appunto l’arte e la parola, in un percorso che è al tempo stesso intimo e pubblico. La bellezza ci salverà, se sapremo tutelarla, valorizzarla e crearla”.

“Attraverso l’arte è possibile cambiare il mondo – dichiara Velia Littera gallerista ed esperta d’arte – perché ha il potere di influenzare le persone e farle riflettere per cercare una visione più profonda della vita”. Molte forme d’arte, tra cui la pittura, la scultura, la musica, il teatro e la letteratura, sono state da sempre utilizzate per affrontare le questioni legate al tema della violenza sulle donne e per ispirare un cambiamento sociale ed eliminare stereotipi di genere dannosi e promuovere l’uguaglianza tra i sessi. È importante che l’arte, utilizzata in questo contesto, sia sensibile e rispettosa e che miri a promuovere la consapevolezza e la presa di coscienza di quanto un profondo cambiamento di pensiero collettivo sia necessario per permettere a tutte le donne di vivere libere dalla paura della violenza.

“Nei miei acquerelli ho cercato di evocare la postura fisica e mentale di una donna che subisce violenza, sia fisica che verbale -dice l’artista Barbara Lo Faro-. L’atteggiamento fisico è quasi sempre il rifugio, l’accovacciarsi, il ripiegarsi su sé stesse, nel silenzio, nella solitudine e spesso nella vergogna. Attraverso i miei lavori, che quasi sempre raccontano la figura femminile, cerco sempre di esplorare e celebrare la donna e i suoi sentimenti. Per quanto possibile cerco di contribuire, attraverso il mio linguaggio artistico, a sensibilizzare e sostenere iniziative che esaltino la bellezza della donna in quanto tale”.

“Difficilmente l’arte può restare neutrale di fronte alla realtà, perché ogni artista con la sua opera rivela sempre una visione critica del mondo, -aggiunge l’artista CarolaMasini- Oggi purtroppo i fatti di cronaca ci obbligano a confrontarci con un crescendo allarmante di violenza contro le donne. Ed è contro questa forma di intollerabile violenza che voglio esprimere la mia rabbia e il mio dolore. Ecco allora gli elementi plastici isolati che sporgono dal piano e quelli legati da un filo metallico, il colore nero come l’abisso, il rosso che urla, il blu che libera lo spirito e le coscienze, tutto diventa simbolo e significato, nella speranza che proprio l’arte contribuisca a quell’evoluzione culturale e affettiva che è il solo antidoto alla brutalità dell’ignoranza.

La violenza contro le donne viene raccontata anche attraverso le pagine del libro ”Non chiamarlo amore”, scritto dalla giornalista Angela Rossi con la prefazione del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “Una raccolta di quindici voci femminili. Quindici donne che non hanno più voce perché vittime di una violenza barbara, quindici vite accomunate da un filo rosso comune fatto di paura, terrore, sottomissione. Ho voluto, scrivendo le loro storie, ridare, per un attimo, voce a chi non potrà più parlare. Sono tutte storie, purtroppo, accadute nella realtà. Quindici monologhi nei quali le sfortunate giovani raccontano le proprie vite che, anche se lontane geograficamente, sono tutte tessute della stessa trama fatta di dolore ed umiliazioni. Storie raccontate nella speranza di raggiungere chi sperimenta sulla propria pelle situazioni simili e dire che può farcela, può riprendersi la propria vita”.

Valentina Fazio, presidente della Commissione Sociale di Monaco di Baviera aggiunge: “Ho deciso di leggere i monologhi di questo libro per dare voce a queste donne, donne che potrebbero rappresentare tutte noi ed anche me stessa. In realtà questo libro non è solo una raccolta di storie ma sono le stesse donne che raccontano in prima persone e riconquistano lo spazio che la violenza ha loro strappato al loro corpo ed al loro spirito”.

Dopo Roma, il progetto itinerante “Innamorati di Te” di Codere Italia farà tappa a Parma. L’appuntamento, gratuito e aperto al pubblico, è per martedì 17 ottobre alle ore 16.30 presso il Complesso di San Paolo – Vicolo dell’Asse, 5.