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A Montalcino, tra 50 anni di Brunello e la magia di Col d’Orcia

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“Quando qualcuno arriva qui per la prima volta, quasi non riesce a trattenere la meraviglia”.
Sorride orgoglioso mentre racconta Francesco Marone Cinzano, tra i campi ancora avvolti dal torpore dell’inverno e i filari di vite della sua bellissima Tenuta Col d’Orcia, cuore e simbolo di Montalcino e la Val d’Orcia.
per gli etruschi fosse un luogo mistico dove aleggiavano divinità. Si passa poi alla scoperta della natura, del bosco e delle diverse colture, fino alla vecchia tabaccaia trasformata in una cantina moderna e la bottaia dove i vini riposano anche per due anni. Imperdibile, la degustazione finale.
“La cosa che a me fa più piacere è quando le persone tornano dopo anni, magari con altri amici o con i figli che nel frattempo sono nati. È la dimostrazione che stiamo lavorando bene – conclude Francesco Marone Cinzano – Qui si riesce ancora a vivere seguendo i tempi della natura, godendo di ogni singolo tramonto o soffio di vento. Ecco, la soddisfazione maggiore è quando vedo che hanno scoperto il nostro bene più prezioso: il tempo. Oggi, un vero lusso”.

Fonte: ANSA