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A che punto è la riforma costituzionale

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La maggioranza vuole accelerare per chiudere il primo passaggio prima delle Europee. Il premio di maggioranza del 55% sembra destinato a saltare. L’unico punto fermo è l’elezione diretta del premier

AGI – Primi passi della maggioranza sulla presentazione di emendamenti al ddl Casellati. Il termine al Senato scade il 29 gennaio ma l’obiettivo è fare presto per far sì che il primo passaggio arrivi prima delle Europee. Ieri c’è stata una riunione alla quale hanno partecipato i capigruppo, i ministri Ciriani e Casellati e il presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Balboni.
Le modifiche (quasi) scontate
Alcune modifiche vengono date per scontate: nel testo dovrebbe scomparire il riferimento al premio per garantire il 55% dei seggi a chi vince le elezioni. Dovrebbe essere modificato il passaggio all’articolo 3 della riforma costituzionale (“La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio, assegnato su base nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi in ciascuna delle due Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei ministri”). E dovrebbe essere inserito un limite al mandato del presidente del Consiglio.
In stand by, invece, l’eventualità di modificare la cosiddetta norma anti-ribaltone. Non si esclude l’ipotesi di limitare la possibilità di arrivare ad un secondo premier (l’eventualità è di prevederlo solo in caso di impedimento) ma sul tema ci sarà un approfondimento nei prossimi giorni. La norma potrebbe anche non essere modificata.
La Lega preme sull’autonomia
Nel vertice si è deciso che la maggioranza e il governo si muoveranno attraverso un metodo condiviso. Ovvero con emendamenti che dovranno essere concordati. Ma la ‘fumata bianca’ sulle possibili modifiche al testo licenziato dal Consiglio dei ministri avverrà dopo un confronto tra i leader, con la Lega che punta ad incassare il primo sì sull’autonomia.
L’unico punto che viene considerato irrinunciabile è l’elezione diretta del presidente del Consiglio. “La maggioranza è compatta nella volontà di andare avanti con questa riforma che è centrale per il programma del governo”, ha sostenuto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani. “Per una materia così importante ci saranno sicuramente altri incontri, ma deciderà la presidente Meloni come procedere”, ha aggiunto. I punti più delicati del disegno di legge verranno toccati dunque solo dopo un confronto tra i leader.
Di Giovanni Lamberti – fonte: AGI