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La app che consente agli uomini sauditi di controllare gli spostamenti delle donne

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Il loro account su Twitter si chiama georgia sisters, dal Paese al confine tra Europa e Asia dove si sono rifugiate scappando da casa loro, l’Arabia Saudita. Sono sorelle, si chiamano Maha e Wafa al-Subaie, hanno 25 e 28 anni e il 16 aprile scorso hanno aperto un profilo social per chiedere aiuto. “La nostra famiglia e il governo saudita ci hanno sospeso il passaporto e ora ci troviamo in Georgia”, hanno scritto nel loro primo tweet.

La loro storia assomiglia a quella di Rahaf Mohammed al-Qunun, diciottenne saudita in fuga da Ryad a gennaio, e a quelle di altre migliaia di donne costrette a scappare per sfuggire alla male guardianship, il meccanismo di custodia sancito dalla legge del Paese sunnita, che prevede che l’uomo disponga di pieni diritti sulle donne: come aveva raccontato all’Agi la blogger e attivista Omaima Al Najjar, le donne saudite non possono iscriversi a scuola o accettare un lavoro senza l’approvazione di un uomo.

L’app che funge da guardiano anche via smartphone

Questa sorta di veto si applica anche agli spostamenti: in sostanza, per una signora è praticamente impossibile lasciare l’Arabia Saudita senza il permesso dell’uomo che le fa da tutore, che può essere il padre, il marito o persino il figlio.

La storia di Maha e Wafa, però, aggiunge un altro tassello rispetto a quanto detto finora: in Arabia Saudita esiste una app che consente agli uomini di esercitare questo oppressivo controllo sulle donne. Si chiama Absher, è disponibile sugli store di Google e Apple, e “consente agli uomini di aggiornare o ritirare le autorizzazioni a viaggiare all’estero e di ricevere aggiornamenti via sms se i loro passaporti vengono utilizzati”, spiega il Guardian.

 

We are Saudi sisters, my name is Maha and my sister Wafa. We are in danger. We need your support to deliver our voice. We want protection. We want a country to welcomes us and protects our rights. Please help us. Saudi government has canceled our passports. We are now in Georgia pic.twitter.com/aWdGtB8sE2

— georgia sisters (@GeorgiaSisters)
17 aprile 2019

 

Sulla pagina di Google Play dedicata ad Absher si legge che l’app, gratuita e scaricata più di un milione di volte, è stata sviluppata dal ministero dell’Interno saudita, mentre il quotidiano britannico aggiunge che il software “consente ai sauditi di accedere a un’ampia gamma di servizi governativi, come il rinnovo dei passaporti, l’organizzazione di appuntamenti e la visualizzazione delle violazioni del codice stradale”. Secondo il magazine Time, l’app è disponibile dal 2015. Insider ha invece pubblicato alcuni screenshot dell’app: dopo il log in, l’uomo è in grado di aggiungere il numero di passaporto della donna su cui esercita la male guardianship e gestire facilmente il numero di viaggi che lei è autorizzata a fare e la durata temporale del permesso, oltre a poterlo rimuovere altrettanto facilmente.

L’appello a Google a Apple: “Togliete questa app, è inumana”

Le sorella al-Subaie sono riuscite a fuggire dall’Arabia Saudita sottraendo lo smartphone al padre e autorizzando via Absher il loro volo verso Istanbul, prima di arrivare in Georgia. Una volta lì hanno quindi rivolto un appello a Google e Apple definendo “inumana” l’applicazione ospitata sugli store: “Devono rimuoverla – la loro richiesta – così magari il governo farà qualcosa”.

In un’intervista dello scorso febbraio rilasciata al network statunitense Npr, il ceo di Apple Tim Cook aveva affermato di “non averne mai sentito parlare” ma promesso di “dare ovviamente un’occhiata al caso”. A distanza di oltre due mesi, però, l’app continua a essere disponibile.

Sul caso, dopo le critiche provenienti da Amnesty International e Human Rights Watch, si è espressa anche Michelle Bachelet, alto commissario Onu per i diritti umani: “Non possiamo permetterci di sottovalutare l’urgenza di trovare soluzione ad alcune delle minacce impreviste che sono risultato dei progressi tecnologici e possono travolgere i diritti umani – le sue parole affidate a una nota stampa pubblicata il 24 aprile in cui cita espressamente anche Absher – La tecnologia può e dovrebbe rappresentare il progresso, ma i poteri estremamente invasivi che si stanno scatenando possono provocare danni incalcolabili se non ci sono sufficienti controlli al rispetto dei diritti umani”.

Vedi: La app che consente agli uomini sauditi di controllare gli spostamenti delle donne
Fonte: estero agi


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