L’aula della commissione di inchiesta sulle banche si trasforma in un’arena di scontro. Da una parte la Banca d’Italia, dall’altra la Consob. Entrambe tornano in Commissione dopo gli interventi della scorsa settimana per fornire maggiori chiarimenti su alcuni punti, prima singolarmente, poi uno contro l’altro e successivamente insieme in una sorta di confronto all’americana.
Banca d’Italia non segnalò all’authority i “problemi” di Veneto Banca in vista dell’aumento di capitale del 2013 e anzi indicò che l’operazione era “strumentale a obiettivi previsti dal piano per effettuare eventuali acquisizioni coerenti con il modello strategico della banca salvaguardando liquidità e solidità”. Il tema del prezzo delle azioni dell’aumento di capitale lanciato dagli istituti veneti era già stato oggetto di scambio di accuse le scorse settimane. Pertanto che la Commissione, a sorpresa, ha scelto di audire in forma testimoniale i due, sotto giuramento, quindi con valore di testimonianza, esattamente come se si trovassero in un’aula di tribunale.
La CONSOB come si evince anche dal sito istituzionale dovrebbe:
Banca d’Italia ha tra le principali funzioni quella di assicurare la stabilità monetaria e la stabilità finanziaria, considerandoli i requisiti indispensabili per un duraturo sviluppo dell’economia. Ha anche funzione di sorveglianza con supervisione sui mercati, affinché venga garantita la stabilità del sistema finanziario.
“La Consob, come la Banca d’Italia, non hanno vigilato – sottolinea e conferma quanto già dichiarato in passato il presidente nazionale di Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro – a danno dei correntisti e del sistema economico. Lo scaricabarile non giova a nessuno tranne che perdere ulteriore tempo utile a danno sia di imprese che famiglie che si trovano sul lastrico mentre ancora rimangono impuniti i veri colpevoli. Gli italiani e le imprese ma anche i risparmiatori hanno subìto abusi, vessazioni e soprusi. Sono migliaia i casi dove emergono, nei rapporti con i clienti anche casi di usura e anatocismo.
Cosa fare allora?
“Come in passato non è accettabile che il controllore sia rappresentato dal 95% dei controllati. Banca d’Italia deve essere pubblica cosi come previsto dalle disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari che imponevano entro la fine del 2008 alle banche azioniste di Bankitalia di cedere le proprie partecipazioni, affinché il capitale dell’istituto di vigilanza tornasse in mano pubblica. Per anni abbiamo richiesto una commissione di inchiesta, che è arrivata seppur in ritardo, ma se si vuole fare chiarezza e sopratutto giustizia affinché chi ha effettivamente spagliato paghi a ristoro delle imprese e delle famiglie danneggiate, la si può comunque garantire” conclude Finocchiaro ricordando che è sempre utile far analizzare il proprio rapporto diffidando da chi propone comunque facili risoluzioni .