“Esistono già strumenti per perseguire chi commette violenze. Non c’è bisogno di immunità preventiva che può sfociare in abusi”. Lo sostiene il presidente di Antigone Patrizio Gonnella, il quale rileva che “il diritto penale ordinario, ma anche il diritto di polizia e il diritto penitenziario richiedono una ordinarietà di reazioni ai fatti che accadono all’interno della società. Ogni qualvolta si modifichino sulla base di una presunta emergenza si costruisce un vulnus al diritto, alla razionalità giuridica e alla razionalità democratica. E’ altresì grave che ciò avvenga sulla base di una strumentalizzazione di fatti accaduti”. Il cosiddetto “scudo penale” per gli agenti delle forze dell’ordine, secondo Gonnella, “costituirebbe una sorta di immunità funzionale che non si giustifica sulla base del principio di uguaglianza rispetto a tutte le altre benemerite professioni. Oltretutto, costituisce sostanzialmente anche un grossissimo rischio dal punto di vista simbolico, nonché materiale, di legittimazione di possibili abusi. Le nostre forze dell’ordine non ne hanno bisogno e, esse stesse, dovrebbero rivendicare la loro storia di legalità. In un Paese democratico – aggiunge – dobbiamo costruire un rapporto con le forze di polizia dove ci sia una fiducia assoluta rispetto all’essere esse stesse le prime garanti dei diritti umani di tutti. Esistono già norme penali più che significative per reprimere chiunque usi la violenza o chiunque non rispetti le norme di convivenza sociale, non abbiamo bisogno d’altro e, anzi – conclude il presidente di Antigone – avremmo bisogno di messaggi di pacificazione sociale e non di costruzione di meccanismi ingiustificati di immunità preventiva”. (AGI)