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M.O.: card. Pizzaballa domani entra solennemente a Betlemme

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Come da tradizione, Pizzaballa attraverserà a piedi il centro della città, accompagnato da due ali di folla, dagli scout e dai religiosi che vi vivono. La sera celebrerà la tradizionale Messa della Notte nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni locali, palestinesi e anche diplomatiche.
Saranno tre le messe di Natale, quella cattolica il 25, quella dei greci ortodossi il 6 gennaio, e quella degli armeni che lo celebrano il 18 gennaio. In pratica, tra tutte le confessioni cristiane, il tempo di Natale a Betlemme dura due mesi.
A pochi metri di distanza da Santa Caterina, all’interno della grotta della Natività, sull’altare della mangiatoia, la messa di mezzanotte sarà invece celebrata da padre Francesco Patton, insieme ai frati della Custodia di Terra Santa e ai cristiani locali.
Una terza messa della notte viene poi in genere celebrata al Campo dei Pastori, alla quale partecipavano fino a due anni fa molti dei pellegrini che affollavano Betlemme nel periodo natalizio. Ora, non solo non ci sono pellegrini, ma diminuiscono anche i cristiani locali. “Dall’inizio della guerra circa 90 famiglie cristiane hanno lasciato Betlemme, -spiega ai media vaticani padre Ibrahim Faltas, vicario custodiale, e leader da sempre dei cattolici locali- è una grande ferita per la nostra comunità. Ma come possiamo validamente opporci a questo? Le famiglie che hanno figli pensano al loro futuro, che qui è compromesso fin dalla nascita. Chi può se ne va. Ma non è giusto. Come dice papa Francesco, c’è sì un diritto a migrare, ma ancor più c’è un diritto a restare”.
In effetti il problema del Natale a Betlemme è il clima oppressivo che -già preesistente- si è accentuato dal 7 ottobre dell’anno scorso. Niente pellegrini significa niente reddito per tante famiglie che di turismo ricettivo vivevano. Tutte le botteghe di artigiani del legno di ulivo e della madreperla che si trovano lungo la Milk grotto street, sul lato meridionale della basilica, sono serrate.
“Ci sono circa 30 artigiani che abitualmente lavorano per noi realizzando presepi e statue in legno che vendiamo tutto l’anno, perché a Betlemme per i pellegrini è Natale tutto l’anno, ha raccontato ai media vaticani Rony Tabash, che conduce il negozio di oggettistica religiosa più antico e più popolare di Betlemme, “ma ora da 15 mesi non lavorano e nelle loro famiglie non entra alcun reddito”. (AGI)