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Giubileo, un anno santo vecchio più di sette secoli

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Ci si volle richiamare, in questo modo, alla succitata tradizione ebraica, che vuole nel Giubileo un momento id riconciliazione (concetto presente anche nella Perdonanza celestiniana che vede ancora adesso la sua celebrazione in Santa Maria di Collemaggio all’Aquila).
Il giubileo ebraico aveva comunque una forte connotazione sociale per la riconciliazione delle ingiustizie umane, con liberazione di schiavi e prigionieri e condono dei debiti.
E’ risaputo che il primi giubileo fu voluto, probabilmente sull’esempio della Perdonanza cara a Celestino V, da Bonifacio VIII Caetani. L’afflusso dei pellegrini, ricorda persino Dante, fu talmente forte che per Ponte Sant’Angelo, allora l’unico che attraversasse il Tevere in prossimità del Vaticano, fu tesa una corda per regolare il traffico. Si fece tenere la destra, e la cosa è rimasta nei codici stradali.
Da allora si sono tenuti 30 giubilei (quello che parte domani è il 31mo), con indizioni (ordinarie, se legati a ricorrenze prestabilite, o straordinarie). Dal 1800 ad oggi ben tre sono stati celebrati, a distanza di cinquant’anni l’uno dall’altro, per la ricorrenza della morte e resurrezione di Cristo. La tradizione è molto antica, risale all’ebraismo, ma in quella cattolica il Giubileo (Anno Giubilare, Anno Santo) è un periodo di circa un anno nel quale la Chiesa concede particolari indulgenze.
Chi le lucra (termine tecnico che indica l’ottenimento) ha la remissione delle pene temporali grazie a opere di pietà, di penitenza e di carità.
Solitamente il periodo giubilare va dal Natale (cioè dalla sera del 24 dicembre) all’Epifania (6 gennaio) dell’anno liturgico seguente. Per secoli e per la maggior parte dei giubilei, il momento iniziale del giubileo è stata l’apertura della porta santa della Basilica di San Pietro, il passaggio attraverso la quale è condizione necessaria per l’ottenimento dell’indulgenza. Nel 2016, in occasione del Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco, si decise però che le singole diocesi del mondo potessero avere ognuno la sua porta santa, privilegio concesso fino ad allora oltre a San Pietro anche alle altre tre basiliche maggiori dell’Urbe: San Giovanni in Laterano (che è anche la cattedrale di Roma e sede del Papa nella sua veste di vescovo della città), Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. Fu Papa Clemente VI, sia per permettere più frequenti benefici spirituali, sia per uniformare il “centenario” cristiano alla cinquantennale prassi ebraica, che decise di indire il Giubileo già nel 1350. Per il conseguimento delle indulgenze, alle basiliche di san Pietro e san Paolo affiancò quella di san Giovanni in Laterano, anche se il papa non si mosse dalla sede avignonese. Anche Urbano VI decise di non aspettare il nuovo secolo e indisse il Giubileo del 1390, celebrato sotto Bonifacio IX, il quale aggiunse alle precedenti alle basiliche di san Pietro, san Paolo e san Giovanni anche quella di santa Maria Maggiore. L’antipapa avignonese Clemente VII proibì ai propri fedeli (soprattutto francesi e spagnoli) di parteciparvi. Lo stesso Bonifacio IX indisse il Giubileo del 1400 e circa questa celebrazione, da una lettera coeva, viene citata per la prima volta la porta santa, nello specifico quella di san Giovanni in Laterano.
Il successivo fu il Giubileo del 1423, indetto da Martino V 33 anni (la tradizionale eta’ di Cristo) dopo il Giubileo del 1390. L’intervallo di 33 anni tra i giubilei non venne poi ripreso e Nicolo’ V indisse il Giubileo del 1450. Notoriamente una volta la riconciliazione con Dio veniva essenzialmente “lucrata” tramite il versamento di offerte in denaro alla Chiesa, fortemente impegnata a risistemare le gli edifici sacri e non sacri dell’Urbe. La questione delle indulgenze ebbe le sue conseguenze sull’unità dei cristiani.
Ristabilita la piena dimensione spirituale della celebrazione, si e’ fatta strada sempre più una dimensione legata ai temi sociali: già nel Duemila, per il Grande Giubileo del nuovo millennio, fu avanzata la proposta di ridurre il debito dei paesi più poveri. Un’idea ripresa in questi mesi dallo stesso Papa Bergoglio.
Significativamente, Francesco ha lanciato nuovamente la richiesta di un provvedimento di amnistia e indulto (come già fece Wojtyla, sostanzialmente inascoltato).
Particolare il computo temporale dei giubilei: nel 1300 Bonifacio VIII, lo indisse con la bolla Antiquorum Habet, promulgata il 22 febbraio 1300 ma con doveroso valore retroattivo. L’idea era di un giubileo al secolo, infatti lo stesso Caetani lo chiamava Centenario. Poi si decise per i 25 nni, ma rispettare la cadenza non fu affatto facile tra anticipi e ritardi e qualche annullamento come nel 1375 o nel 1800. La scelta della scadenza ogni 25 anni venne sancita da Paolo II con la bolla Ineffabilis Providentia (19 aprile 1470), con la motivazione che questo intervallo approssima la durata di una generazione umana e a partire dal Giubileo del 1475 di Sisto IV avvennero effettivamente con questa scadenza, salvo le eccezioni del 1800 (occupazione napoleonica) e 1850 (Repubblica Romana a guida Come visto, alcuni Pontefici hanno anche proclamato degli Anni Santi straordinari, al di fuori di questa scadenza. Ad esempio, Pio XI l’8 aprile 1933 concesse il 24 Giubileo in occasione della ricorrenza centenaria della Redenzione. Nella sua bolla Quod nuper si bandisce l’anno santo, esaltando la pace. Giovanni Paolo II indisse un Anno Santo straordinario nel 1983 in occasione del 1950 anniversario della Morte e Risurrezione di Cristo. Papa Benedetto XVI ha anche proclamato l’Anno Paolino, uno speciale anno giubilare dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, dedicato all’apostolo Paolo di Tarso, in occasione del bimillenario della nascita del santo (collocata dagli storici tra il 7 e il 10 d.C.), e, subito dopo di questo, l’Anno Sacerdotale, in occasione dei 150 anni della morte di San Giovanni Maria Vianney (il Curato d’Ars), patrono dei parroco del mondo intero. Le condizioni per lucrare l’indulgenza sono variate nel tempo. Ad esempio, per il Giubileo del 2000 era possibile lucrarla anche con il pellegrinaggio in un santuario della propria Diocesi (indicato dal Vescovo), oppure offrendo assistenza ad ammalati o carcerati.(AGI)