Sul fronte degli scambi con l’estero nel settore agroalimentare, il 2023 segna un nuovo primato con le esportazioni, che, per la prima volta, superano la soglia dei 63 miliardi di euro (+6,6%). E’ quanto emerge dall’Annuario dell’Agricoltura italiana 2023, il prodotto istituzionale di più lunga tradizione che documenta lo stato del settore in Italia, realizzato dal CREA con il suo Centro Politiche e Bioeconomia. La maggiore crescita dell’export rispetto all’import (+4,1%) determina una riduzione del deficit della bilancia agro-alimentare (che si attesta su -1,64 miliardi di euro). Torna a crescere anche il peso dell’agro-alimentare sulla bilancia commerciale complessiva dell’Italia, che si colloca intorno al 10% per le esportazioni. Indiscusso anche il contributo (63,2%) dell’agricoltura e dell’industria alimentare e delle bevande alla bioeconomia che, nel 2023, ha generato in Italia un fatturato di 437,5 miliardi di euro (+15,9% sull’anno precedente), e un’occupazione di circa due milioni di persone, ponendo il nostro paese al terzo posto in Europa per importanza del settore. Dal punto di vista strutturale, si segnala l’evoluzione del tessuto imprenditoriale agricolo verso forme organizzative maggiormente complesse e moderne. La fuoriuscita di unità produttive dal settore determina il contestuale rafforzamento della dimensione media, a cui si aggiunge l’aumento delle forme societarie, a fronte di una significativa riduzione delle ditte individuali. Analoghi percorsi si registrano, nel 2023, per le altre componenti del sistema agro-alimentare, prima fra tutte l’industria alimentare e delle bevande, al cui interno diminuiscono le unità produttive, soprattutto a carico delle imprese individuali, mentre cresce il ruolo delle società di capitale. Trend positivo anche per le aggregazioni di imprese, come testimoniano i dati sulla cooperazione e sulle organizzazioni del settore agricolo e dell’industria alimentare, che intensificano i rapporti di rete, con un benefico effetto sull’intero settore agro-alimentare. Buona la performance delle attività di diversificazione dell’agricoltura che, pur interessando poco meno del 6% delle aziende agricole italiane (quota che raddoppia per quelle condotte da giovani) producono oltre 15 miliardi di euro, pari circa a 1/5 dell’intero valore della produzione agricola italiana. L’analisi di dettaglio evidenzia che a scegliere questa opzione di rafforzamento dei redditi agricoli sono soprattutto le aziende maggiormente strutturate sotto il profilo economico e gestionale. (AGI)