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Firenze: in mostra manoscritti e pergamene Capitolo del Duomo

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Il Capitolo del Duomo di Firenze in via eccezionale espone al pubblico nella sua sede fino al 30 dicembre 2024, alcuni manoscritti e pergamene, datati tra l’XI e il XIX secolo, conservati nell’Archivio e mai esposti prima. La mostra, piccola ma preziosa, ha lo scopo di far conoscere momenti e storie dimenticate o non conosciute della vita del Capitolo e della storia fiorentina. Tra i documenti esposti compaiono quelli firmati da Matilde di Canossa, Brunetto Latini, Pietro Bembo, Santa Caterina de’ Ricci e San Giovanni Bosco. E’ un manoscritto in mostra a ricordarci la messa celebrata per la Vigilia di Natale del 1944, da Monsignor Iosia, solo per gli alleati che avevano contribuito alla liberazione di Firenze.E’, invece, il 2 marzo del 1100 quando Matilde di Canossa (1046 – 1115) emette il “Bando sui beni di Campiano” oggi in mostra. Guido Guerra II, figlio adottivo di Matilde, aveva donato le proprietà della chiesa di Campiano, nei pressi di Barberino di Mugello, al Capitolo del Duomo di Firenze. Nonostante la donazione, le proprietà erano oggetto di contese e Matilde di Canossa con questo bando le attribuisce definitivamente al Capitolo. Negli atti notarili, del 26 e 29 giugno del 1257, a firma di Brunetto Latini (Firenze, 1220 circa – 1294-1295) notaio e scrittore, si attesta che i debiti contratti dal Capitolo dovessero essere pagati anche mediante prestiti: 94 libre fornite dai due fratelli Adimario e Berlengherio (uno dei quali canonico del Capitolo). Papa Alessandro IV aveva chiesto ai Vescovi collaborazione economica e militare per combattere una crociata contro i Saraceni in Puglia. Il Vescovo di Firenze, Giovanni II, che aveva anche una sua milizia, aveva imposto al clero fiorentino di dare un contributo economico e il Capitolo dovette contrarre ingenti debiti per trovare le risorse. Un altro manoscritto visibile al pubblico è il breve (documento redatto da un notaio) a firma di Pietro Bembo (1470 – 1547), cancelliere o abbreviatore di Papa Leone X, datato 30 gennaio 1517, con cui il Papa “impone la scomunica a coloro che sottrarranno pietre preziose alla mitra” da lui donata al Capitolo (oggi conservata al Museo dell’Opera del Duomo) e offerta alla Madre di Dio e destinato a crescere il suo culto in Santa Maria del Fiore. E’ il primo giorno del 1517, quando Papa Leone X, dopo aver assistito alla messa nella Cattedrale di Firenze, dona una “mitra di tanta bellezza e cotanto di perle, di balasci, di zaffiri, di smeraldi, di diamanti e di rubini adornata che, secondo nei libri pubblici di canonica è registrato, passava il pregio di diecimila scusi”. Purtroppo lo stesso giorno un tintinnabolo della mitra sarebbe andato perduto e vani furono i tentavi di ritrovarlo. Nonostante il breve del Papa, nel 1528, dopo l’espulsione dei Medici dalla città l’anno prima, i canonici furono obbligati a consegnare le pietre preziose della mitra alla Signoria che ne aveva bisogno per finanziare le attività belliche.Tra i manoscritti in mostra, un libretto di entrate e uscite per la scuola per le bambine povere che il Capitolo aveva aperto, nel gennaio del 1885, nella Torre degli Amieri. Il documento scoperto recentemente è oggetto di studio. L’istruzione fu affidata alle suore domenicane e in più il Capitolo offriva alle bambine una minestra al giorno. Dal manoscritto emerge che alcune delle famiglie nobili fiorentine, in particolare i Marchesi Gerini, contribuivano economicamente alla scuola che fu chiusa il 4 luglio del 1889 perché il Municipio aveva deciso di demolire la Torre degli Amieri.(AGI)