I vermi possono essere un utile strumento nella lotta all’inquinamento da plastica, mangiandone e metabolizzandone significative quantità. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’ University of British Columbia (UBC) e pubblicato su Biology Letters. Per la ricerca gli autori, la dott. ssa Michelle Tseng, e l’ex allieva dell’UBC Shim Gicole hanno usato le larve delle tarme della farina (Tenebrio molitor), nutrendole con plastica macinata, mescolata con crusca. Queste larve sono spazzini e decompositori naturali, capaci di sopravvivere fino a otto mesi senza cibo né acqua e di cibarsi volentieri dei loro simili quando il cibo scarseggia. Dopo 30 giorni, il team di ricerca ha scoperto che avevano mangiato circa metà delle microplastiche disponibili, circa 150 particelle per insetto, e che stavano aumentando di peso. Espellevano una piccola frazione delle microplastiche consumate, circa quattro o sei particelle per milligrammo di rifiuti, assorbendo il resto. Mangiare microplastiche non sembrava influenzare la loro sopravvivenza e la loro crescita. La dott.ssa Tseng afferma che il passo successivo sarà imparare dai meccanismi digestivi degli insetti come scomporre le microplastiche e ampliare questi apprendimenti per affrontare l’inquinamento da plastica. “Forse possiamo iniziare a considerare gli insetti come amici. Stiamo uccidendo milioni di insetti ogni giorno a causa dei pesticidi generici, gli stessi insetti da cui potremmo imparare a scomporre queste plastiche e altre sostanze chimiche”. (AGI)