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Da Marsiglia con 79 chili droga: giudizio immediato 2 francesi

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A processo senza passare dall’udienza preliminare: il gip del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, ha disposto il giudizio immediato per due francesi arrestati lo scorso 8 giugno dalla guardia di finanza davanti al ponticello di Maddalusa a San Leone dopo averli pedinati, fin dall’area di servizio di Sacchitello, a bordo di un’auto dove erano nascosti 79 chili di hashish. Uno dei due, dopo che le fiamme gialle hanno trovato la droga, nascosta in panetti di un chilo ciascuno, ha lanciato il cellulare nel fiume. Telefono che, tuttavia, è stato poi recuperato ed esaminato. L’operazione, nella statale 640, ha consentito anche di sequestrare un’auto e identificare un marocchino ritenuto complice dei due francesi, che però è riuscito a fuggire in campagna fingendo di essere collaborativo all’alt degli uomini delle fiamme gialle. L’inchiesta parte da lontano e gli inquirenti non scoprono troppo le carte. La guardia di finanza, appresa l’informazione, inizia il pedinamento a Sacchitello: nell’area di servizio vengono notate due auto: una lussuosa Audi Rs5 e una Peugeot 5008. I finanzieri li osservano parlare, senza mai scendere dalle rispettive vetture, e non si avvicinano. Poi inizia la marcia con la modalità “staffetta” ovvero procedono a velocità e a distanza ravvicinata per eludere i controlli. Le auto svoltano dall’autostrada a Caltanissetta e imboccano la 640 in direzione Agrigento. Una volta arrivati nel capoluogo i finanzieri fermano la Peugeot ma il conducente, dopo avere finto di farsi controllare, fugge in campagna. Sull’auto non c’è droga ma ci sono i suoi documenti e un cellulare. Un’altra pattuglia blocca i due marsigliesi di 51 e 40 anni che nel frattempo sono arrivati davanti al ponticello di via Maddalusa. In un italiano stentato si mostrano nervosi: inizia il controllo e nel bagagliaio ci sono tre borse con 79 panetti, chiusi e sigillati in involucri, di un chilo di hashish ciascuno. L’uomo, quando i finanzieri hanno trovato la droga, ha subito gettato nel fiume il cellulare. Il cinquantunenne Mickael Andre Ben Oliel ha detto che la donna, Assia Chabni, di undici anni più giovane, non sapeva nulla, è una sua amica con cui intrattiene una relazione e con cui doveva solo trascorrere una vacanza ad Agrigento. “Non posso dirvi chi mi ha commissionato il trasporto perché mi ucciderebbero”, ha detto il marsigliese al gip tramite un interprete aggiungendo: “Aspettavo un sms per ricevere istruzioni per la consegna. Non so altro”. Riguardo al marocchino identificato come conducente della Peugeot, di cui lo stesso francese deteneva il passaporto, ha sostenuto che si tratta di un amico che non sapeva nulla. Affermazioni che, tuttavia, non hanno convinto gli inquirenti. Il gip, adesso, come chiesto dal pubblico ministero Annalisa Failla, ha disposto il giudizio immediato: il processo, davanti ai giudici della seconda sezione penale, inizierà il 21 gennaio. I difensori, gli avvocati Gianfranco Pilato e Danilo Tipo, potranno chiedere, in alternativa al dibattimento, il giudizio abbreviato. (AGI)