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Cei: Assemblea sinodale, Castellucci “sbloccare le pesantezze”

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Serve “sbloccare alcune pesantezze che ora ci affliggono, perché siamo feriti dal peccato”. Così monsignor Erio Castellucci, vicepresidente della Cei e presidente del Comitato Nazionale del Cammino sinodale, nel Rilancio finale al termine della Prima Assemblea Sinodale delle Chiese in Italia. “Come tante volte ci siamo detti – sottolinea Castellucci -, e il Papa stesso ci ha rammentato fin dall’inizio, è l’esperienza sinodale a doversi incidere in maniera indelebile nelle nostre Chiese: stili e prassi sinodali sono e saranno i frutti più significativi di questo Cammino”. Per monsignor Castellucci “alcuni segnali ci sono e sono testimoniati dalle sintesi diocesane di questi anni. Prima di tutto lo stile dell’ascolto, che con il metodo della ‘conversazione nello Spirito’ prende avvio dalla Parola di Dio, che dispone all’ascolto degli altri; uno stile che, adattato, potrà connotare il nostro convenire a tutti i livelli: dagli Organismi di partecipazione alle riunioni degli operatori pastorali; questo doppio ascolto all’inizio di ogni riunione permetterà di proseguire con maggiore scioltezza e concretezza nel confronto e nel dialogo tra i partecipanti”.
“In secondo luogo, lo stile del dialogo, proposto in modo laboratoriale nei Cantieri di Betania, che sono stati e sono esperienze di incontro anche con i ‘mondi’ non sempre interagenti con quelli ecclesiali: le diverse povertà materiali, relazionali, spirituali; i mondi delle professioni e del lavoro, come artisti, imprenditori, agricoltori, giornalisti, docenti, operai e così via”. “In terzo luogo – prosegue Castellucci -, lo stile della partecipazione: in non pochi casi, le sintesi delle nostre Chiese locali hanno registrato la riattivazione dei Consigli pastorali parrocchiali, zonali e diocesani, che, dovendo corrispondere alle richieste provenienti dal Cammino sinodale, si sono nuovamente riuniti e in alcuni casi anche formati ex novo”. “Rinnovati secondo le indicazioni del Sinodo universale, sono strumenti importanti per la Chiesa sinodale in missione”.
“Il Cammino di questi tre anni ci ha dotato di una vista più profonda; ci ha abituato a scrutare le pieghe della nostra storia, cogliendo con umiltà sia le ferite dentro e fuori la Chiesa, sia i raggi di speranza e di vita, che abitano il quotidiano delle case e delle strade e che spesso restano sepolti sotto la coltre delle cattive notizie”, ha aggiunto. “Anche in questi giorni, ai nostri tavoli, abbiamo fatto circolare esperienze belle e positive, autentiche spie della crescita del Regno di Dio nel nostro tempo. Sono solo germogli, ma la sfida della ricezione sinodale sarà poi quella di sostenere questi stili perché diventino strutturali nelle nostre Chiese”, ha poi concluso. (AGI)